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Era il ciclista della gente

Era il ciclista della gente

Ha battuto tutti, ma non mamma Angelina. La postina di Sedrina ha pedalato fino a 103 anni, Felice invece si è fermato a 76. La storia di Gimondi e di sua mamma è la storia di un'Italia che sembra proprio appartenere al secolo scorso. E Felice piaceva alla gente proprio per questo, perché era l'emblema di ciò che poteva essere chiunque di noi. Le prime pedalate sulla bici di lavoro della madre, fino al debutto nel ciclismo che conta e la sua esplosione precoce: quel Giro di Francia, come lo chiamavamo ai tempi, vinto inaspettatamente da giovane gregario di Adorni e da lì tutta la scalata al ciclismo che conta, partendo paradossalmente da quello che per tutti è invece un punto d'arrivo. Per Gimondi, no: il Tour come primo splendido trionfo poteva aprirgli una carriera tutta in discesa. E invece ecco la salita più ardua, quella che lo costringerà ad inseguire per tutta la vita: il ciclista più forte di tutti i tempi, Eddy Merckx, che gli taglia la strada. Gimondi e Merckx, Merckx e Gimondi, l'epopea di una grande stagione del ciclismo, in cui Felice sembrava condannato ad essere un comprimario e invece, nonostante il Cannibale, si sarebbe ritagliato una bacheca straordinaria: un Tour, tre Giri, una Vuelta, una Roubaix, una Sanremo, un Lombardia, perché allora chi correva lo faceva tutto l'anno. E Merckx te lo trovavi di fronte da marzo a ottobre, dal Laigueglia al Baracchi e poi magari anche nelle Seigiorni, dove la gente correva per vedere Felice da vicino, perché lui è stato forse più di ogni altro, tra i Sessanta e i Settanta, il ciclista della gente, del tifo popolare. «Vai Gimondi» te lo gridava anche la nonna, quando ti vedeva in bicicletta. Ma il capolavoro di Felice, tra tante vittorie, è stato forse il Mondiale del Montjuic, a Barcellona, perché quella maglia sembrava non arrivare mai, e invece è andato a prendersela nell'occasione più difficile, battendo allo sprint, lui che certo non era velocista, fenomeni come Maertens, Ocana e l'immancabile Merckx. La vittoria più incredibile a 31 anni, un'età che per il ciclismo di allora era già autunnale.

Ma anche per questo piaceva a chi lo sentiva come uno di noi.

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