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Esagerato Nadal: a Parigi centra la «Decima» E completa la sua leggenda: «Mai così felice»

Liquida Wawrinka, si porta a 3 slam da Federer e lo aspetta a Wimbledon

Esagerato Nadal: a Parigi centra la «Decima» E completa la sua leggenda: «Mai così felice»

Circa un anno e mezzo fa Zio Toni raccontava così il ritorno di suo nipote dopo l'ennesimo infortunio: «Sapete cos'è il talento? Non è quello che pensate voi: il talento è saper soffrire, saper imparare sempre. I grandi del tennis hanno talento: Federer, Djokovic, perché sono ancora lì a soffrire, a migliorarsi. Rafael ha talento, perché nonostante tutto è pronto a ricominciare. E ricominciare a vincere». Ci ha messo ancora un po' Rafa per dare ragione allo zio allenatore: in mezzo un altro stop al polso che sembrava essere l'acciacco definitivo, ma non ci voleva ieri un indovino per capire che invece sarebbe stato il giorno. Quello della Decima di Nadal al Roland Garros.

Esiste l'immortalità nello sport e quello che è successo nel 2017 del tennis ne spiega esattamente il significato: Federer vincitore a Melbourne, Nadal trionfatore a Parigi; il senso della più grande rivalità di questo secolo che mette il talento al servizio di due giocatori straordinari. Ieri Rafa si muoveva sul campo come una libellula affamata e non c'è nulla da dire se non celebrare la sua grandezza, perché della partita (6-2, 6-3, 6-1 in 2 ore e 7 minuti) non resta nulla se non qualche grande colpo e un dominio assoluto. Non è colpa di Wawrinka, che su tre finali dello Slam finora ne aveva vinte tre, se alla fine Nadal si è sdraiato sulla sua amata terra rossa per celebrare. È anzi merito suo se dopo l'ultimo colpo la finale finisce così: «Sei stato troppo grande, Rafa: è stato un onore essere qui con te». Sono passati dunque tanti capelli e molti anni, e qualche ruga si affaccia sul viso commosso di Nadal quando si rende conto che nessuno potrà scrivere un'avventura così: dieci successi in tredici anni e l'amore incondizionato verso il campo centrale di Parigi che ne ha fatto un'icona. «Qui è il posto al mondo in cui mi sento più felice - ha detto Rafa -. E la sensazione che provo su questa terra, l'adrenalina e la tensione che mi accompagnano, non è paragonabile con niente. È qualcosa che non potrò mai spiegare a parole».

Lo spiegano i numeri allora, quei 15 titoli nei Major del tennis che vogliono dire essere poco dietro al suo amico-rivale Roger (18). Ma soprattutto, appunto, il talento di essere sempre pronto a ripartire, di non mollare mai anche quando gli altri ti dicono che è finita, di avere la capacità di migliorarsi ancora, pure se il tuo tempo sembra quasi finito. Nadal ha fatto tutto questo con i consigli di Carlos Moya, il suo idolo di bambino, il primo che capì la sua grandezza quando Rafa era ancora un niño con la racchetta dell'isola di Maiorca. E che ora, al suo fianco, gli ha dato una nuova giovinezza: «Quando sono arrivato nel suo staff ho capito che con pochi accorgimenti avremmo rivisto il vero Nadal: Toni ha avuto l'idea di dare più peso alla racchetta, Rafa ha cambiato il modo di nutrirsi per essere più leggero, io gli ho dato un dritto più veloce e allenamenti più corti. La fame di vittoria ha fatto il resto».

E così eccola, la Decima di Rafa, celebrata con una replica in formato originale della Coppa dei Moschettieri col suo nome inciso, che gli viene consegnata proprio da Zio Toni. Che ora potrà occuparsi tranquillo dell'Accademia Nadal a Manacor: «Senza di lui non ne avrei vinto uno di trofeo, altro che dieci». Ecco insomma la storia che celebra il talento, proprio mentre oggi il tennis riparte a Stoccarda con Federer in campo. L'appuntamento tra i due, il prossimo, sarà a Wimbledon.

E sarà ancora bellissimo.

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