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Faisal ko, ma ha sconfitto i talebani

C'è un boxeur che se ne torna a casa sapendo di aver vinto. Veniva dall'Afghanistan. Ora ci torna a cuor più leggero. Si chiama Ajmal Faisal, sconfitto da un francese ma non dal regime talebano che lo ha fatto combattere a modo suo: lotta per arrivare a Londra, prima ancora di salire sul ring. Faisal ha 21 anni ed ha raccontato le sue peripezie, ha fatto di tutto per guadagnare qualche soldo e pagarsi vitto e alloggio in un centro di addestramento pre-olimpico creato a Cardiff per i pugili provenienti dai Paesi in via di sviluppo. «L'opposizione politica dei talebani ha causato tante restrizioni e così per la preparazione», ha spiegato. Faisal ha lavorato con altri 63 pugili figli della povertà: Burkina Faso, Bahamas e Bosnia. È andata male come capita ai cenerentoli, ma in fondo è andata bene. La boxe si riappropria della sua anima in queste storie, povertà e dignità, durezze e favole. Gli inglesi amano la boxe e la boxe troverà il suo regno da queste parti. Stavolta ci saranno anche le donne, in gonnella o calzoncini. Si sprecheranno gli aggettivi. E le folle. Ieri è bastato mettere il naso al palazzo dell'Excel per vedere un bel pienone: combattevano i pesi più piccoli quelli dei 48 kg , fra i quali il nostro Cappai subito sconfitto. Non proprio gigantoni. Eppure la gente era tutta lì, pienone da far invidia: all'una del pomeriggio, nemmeno fosse la sessione serale.
C'è tutto per esaltare il torneo di boxe. Oggi ci saranno anche i nostri gigantoni: vanno sul ring Clemente Russo (massimi, nella foto) e Roberto Cammarelle (supermassimi), le due medaglie pesanti di Pechino insieme a quella di Picardi. Cammerelle d'oro, Russo argento. Cammarelle è il gigante dalla schiena d'argilla e la mano di piombo, alla terza olimpiade tenta l'impresa delle imprese: conquistare un altro podio dopo il bronzo di Atene e appunto l'oro di Pechino. La nostra boxe ha tradizione e cultura olimpica, grandi campioni diventati grandi professionisti. Cammarelle e Russo sono casi particolari, ci hanno riportato alle armate russe e cubane della boxe: professionismo nel dilettantismo. Questa è l'ultima occasione per andare all'incasso. L'Olimpiade ci sta mostrando l'usura dei nostri migliori campioni. Anche i pugili rischiano. Francesco Damiani è il loro ct e, stavolta, crede più in Russo che in Cammarelle. «Clemente deve solo resettarsi sulla boxe dilettantistica dopo le World series. Se ci riuscirà lo vedo bene. Sta meglio che a Pechino: è rapido, veloce, fisicamente a posto e con il colpo che scrocchia». Un gergo per dire che fa male.
Invece Cammarelle è eternamente prigioniero dei suoi problemi di schiena. «È motivato, ha voglia ma il fisico è all'80 per cento. Bisogna vedere quanto lo supporterà. E fra i supermassimi se prendi una sventola sono dolori». Cammarelle se la vedrà con un pugile dell'Ecuador, Perea Castillo. L'Ecuador ha portato quattro boxeur ai Giochi, è già un buon segnale. Poi il nostro avrà la via aperta da un incontro contro un africano. Russo se la vedrà con l'angolano Silva. Gli angolani sono allenati da Chris Eubank, un antico peso medio, paladino della boxe inglese: uno che picchiava come un martello. Ma quelle sono qualità che non si insegnano. Ci sono o non ci sono.

Per fortuna di Russo.
RiSi

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