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Fenati paga con la carriera la follia del freno tirato Ma non diventi un mostro

Licenziato dalla scuderia attuale e rinnegato da quella futura. Però adesso è caccia all'uomo

Fenati paga con la carriera la follia del freno tirato Ma non diventi un mostro

Confesso che il cinghialotto Romano Fenati comincia a starmi simpatico. Sì, è vero, ha fatto una grande sciocchezza, sì, ha perso la testa e solo grazie al dio (zen) della motocicletta non ci è scappato il morto, lui o l'altro, quando ha cercato di azionare il freno del rivale Stefano Manzi a 217 all'ora. Si è vero, era recidivo, e Valentino Rossi l'aveva cacciato dal suo team perché «non siamo stati capaci di gestirlo». Sì, la mamma che difende l'indifendibile figliuolo e cerca di giustificarlo (sulle colonne del Resto del Carlino) non aiuta certo a placare gli animi. «Mio figlio è stato provocato ed è caduto in trappola. Manzi ha provato più volte a buttarlo giù e mi è dispiaciuto molto, visto che i due ragazzi saranno compagni di squadra nella prossima stagione. Ma devo ammettere che il suo gesto è stato sbagliato».

Bontà sua, anche la mamma l'ha capito. E comunque non saranno compagni di squadra, perché Fenati non solo è già stato cacciato dal suo attuale team, il Marinelli Snipers, ma anche dal prossimo. La squadra MV Agusta lo ha scaricato. E' vero, è stato squalificato solo per due gare, ma praticamente la sua carriera è finita a Misano, malgrado il suo pentimento. «Chiedo scusa a tutto il mondo sportivo. A mente lucida, avrei voluto che fosse stato solo un brutto sogno. Penso e ripenso a quei momenti, ho fatto un gesto inqualificabile, non sono stato un uomo! Le critiche sono corrette e comprendo l'astio nei miei confronti. È uscita un'immagine di me e dello sport tutto, orribile. Io non sono così, chi mi conosce bene lo sa». Scuse tardive, per molti, e comunque inutili. Il suo destino è segnato. I due gran premi di squalifica sono quasi beffardi, perché, dopo, difficilmente sentiremo ancora parlare di lui.

Vero tutto. Ma, saranno le mie origini anarchiche e libertarie, il mio spirito controcorrente, l'idiosincrasia a cantare nel coro, ma quando l'andazzo sbatti il mostro in prima pagina su tutte le piattaforme, sui social, sui siti, quando il dagli all'untore, anzi in questo caso al frenatore, supera il livello di decenza, il mostro mi diventa più umanamente compatibile dei suoi persecutori. Ho sentito l'ex pilota e dirigente Lucio Cecchinello affermare: «Il ragazzo ha problemi psichici». Adesso, come sempre succede da quando sono stati inventati, e milioni di menti deboli li hanno invasi, sui social viene scritto di tutto e la signora Fenati ha denunciato: «Ci sono arrivate anche delle minacce di morte». E ha aggiunto: «Chi critica questo ragazzo non sa che alle sue spalle c'è una famiglia e che lui è molto buono». A Roma le risponderebbero fallo pure cattivo..., ma c'è qualcosa di vero nella difesa della signora. E cioè che chiunque può commettere delle follie, quando accade se ne deve assumere la responsabilità e pagarne le conseguenze. Ma non per questo deve subire oltre il dovuto. Romano Fenati sta pagando e pagherà, come è giusto. Meno lo sono l'accanimento e quel gusto feroce che abbiamo nei confronti di chi non ha difese, quel nostro intrupparci nelle file dei molti auto-proclamati carnefici. Tutti sparano sul cinghialotto.

Troppo facile, mi tengo le cartucce per i cinghiali veri che infestano non più solo le nostre campagne, ma anche le nostre città.

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