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La finalissima è senza storia Venezia si cuce lo scudetto

Sassari mai in partita in gara 7, la Reyer domina e festeggia il secondo titolo negli ultimi tre anni

La finalissima è senza storia Venezia si cuce lo scudetto

Nel sacco di Walter De Raffaele finisce il quarto scudetto nella storia della gloriosa Reyer Venezia, il secondo dei tempi moderni e, come 2 anni fa contro Trento, il suo doge per il Bucintoro da mandare sul Canal Grande è il trentunenne Michael Bramos, greco del Michigan, l'uomo dal braccio d'oro che nel terzo quarto, 18 punti (22 alla fine), ha rubato l'anima a Sassari e al suo mago di Oz, il Pozzecco che meglio non poteva fare. Gloria a Venezia che ha stravinto gara 7 per 87-61, onore a Sassari. Bella sfida, sudore, lacrime, battaglia sempre dentro arene soffocanti. Reyer lucida, spietata in difesa, lanciata all'inizio da Haynes e tenuta sopra l'onda sassarese da Vidmar il veterano sloveno. Haynes, 21, il primo grimaldello, ma tutti bravi, ragni regali nella difesa veneziana.

Pianisti sfiniti sull'oceano delle emozioni di una finale scudetto. Marques Haynes e Macigno Vidmar non sembrano invece sentire il peso di una palla saponata: 10-4. Reagisce Cooley nella tonnara, Mc Gee trova qualche spiraglio, ma la Reyer dei primi 10 minuti, anche se segnano soltanto in tre, Haynes 8, Vidmar 6, De Nicolao 2, si tiene al caldo: 16-12.

Sassari nel buio totale, 4' senza segnare, resta comunque attaccata con Cooley, Polonara e Smith, ma quando Bramos suona la ciga e Daye trova il velluto ecco due allunghi fino al 37-28 con il controverso canestro di Stones mentre si azzerava il 24° secondo di possesso. Battaglia vera, spintoni, lamenti, tutto in sintonia con queste finali: a metà gara Reyer in vantaggio 39-30, avendo pareggiato a rimbalzo, capitalizzando bene i 7 recuperi che azzerano le 5 palle perse. Per Sassari, invece, sono 9 le palle regalate e il 6 su 12 ai tiri liberi è una pietra al collo per chi deve inseguire cercando alterna fortuna contro la zona ragnatela dei veneziani. Hayes e Thomas con 10 punti gli uomini della prima metà gara. Daye, 8, si è svegliato nel finale mentre Pozzecco non ha segnali da Pierre e McGee, oltre che da Spissu. Cooley le dà e le prende, 4 punti, 5 rimbalzi, ma è troppo solo dove volano i colpi più duri.

Dopo l'intervallo Michael Bramos, il greco nato nel 1988 ad Harper Woods nel Michigan mette il mantello dei super giocatori e, ben protetto da una difesa che toglie ogni idea a Sassari, guida la carica scudetto: 18 punti, sbagliando quasi niente, la Dinamo non si scarica del tutto ma al terzo riposo riceve quasi il conto totale: 69-47, un parziale mortificante di 30-17. Soltanto Pozzecco sembra crederci, ma le percentuali di Sassari sono davvero disastrose: 28% da 2, 32% da 3, 12 su 21 ai tiri liberi. Un abisso contro le cifre Reyer, esaltate dall'11 su 25 nel tiro da 3.

La Dinamo prova a rialzarsi, con Spissu, ma è ormai in balia di un'avversaria che aveva molte più soluzioni, santi bevitori che spesso si sono fatti criticare, ma nell'ultimo atto hanno fatto bene quello che serviva. Trionfo sul campo e scudetto.

Niente da dire, inchinandoci a uomini che hanno combattuto sempre, Venezia e il suo scudetto, Sassari e i suoi miracoli.

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