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Un finalista Siamo costanti solo nel disastro

La cosa peggiore è quando ti spacchi la schiena e non arriva il risultato. Gimbo Tamberi si sta spaccando la schiena e anche se in questo momento sente di avere addosso tutto il peso del mondo, lui il risultato l'ha comunque ottenuto. Il personale stagionale a 2 e 29, mentre gli nega la finale, dice proprio questo: avanti così. La strada è giusta.

Discorso diverso per la nostra atletica. Si stanno spaccando la schiena tutti, dal presidente rieletto in autunno Alfio Giomi all'ultimo degli uomini appassionati sull'ultimo dei campetti. Ma i giovani che germogliano fanno cose buone a livello europeo, si pensi alla Folorunso germoglio della Fidenza fertile di passione o a Filippo Tortu che ha talento e grinta da vendere. Sono fiori non ancora pronti per il mondo. Lo saranno. Questa è la speranza. Come l'augurio è che un palcoscenico così competitivo li aiuti a crescere velocemente. Perché per il momento siamo a zero medaglie come ai Giochi di Rio e come ai mondiali di Pechino. Ma in calo per numero di finalisti rispetto alle ultime olimpiadi. Ieri sera c'era il volenteroso Marco Lingua. Uno. In Brasile avevamo la staffetta 4x400 donne (stamane la batteria, speriamo), la Grenot nei 400 e Trost e Rossit nell'alto. A Pechino 2015 solo Gimbo. Uno anche lì. Costanti a livello mondiale.

BCLuc

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