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Un flop figlio di una generazione di viziati

Un flop figlio di una generazione di viziati

G igi Di Biagio, ct dell'under 21 eliminata dal biscotto di Francia e Romania, ha dato la notizia e sparato fuoco preventivo sulle critiche inevitabili. «Non sarò più il ct e chi sostiene la tesi del fallimento è in malafede!». No, caro Di Biagio, non funziona così. Chi ha la responsabilità di una spedizione come questa dell'Europeo under 21 deve assumersi per intero il carico delle colpe. Il risultato è stato un altro disastro: eliminati nel torneo organizzato in casa, nonostante i 6 prestiti dalla Nazionale maggiore, sbagliando la sfida decisiva con la Polonia e scoprendo, nell'ultimo passaggio, un comportamento di alcuni azzurri da censurare. La sera del successo inutile col Belgio proprio il ct ci ha fatto sapere che il ritardo di Kean e Zaniolo non era l'unico episodio. E qui emergono le sue responsabilità: avrebbe dovuto subito denunciare e stroncare quell'atteggiamento da divi ingiustificato. È la terza volta consecutiva che l'Italia manca la qualificazione alle Olimpiadi: per un Paese come il nostro è una mortificazione dopo l'apocalisse vissuta con Ventura. Altro che malafede.

Non sono da stroncare solo i ritardi dei due scavezzacollo di Juve e Roma. No, c'è dell'altro, molto altro. Per esempio l'atteggiamento di Cutrone dopo il golletto al Belgio, come se avesse patito chissà quale umiliazione restando ai margini di una Nazionale che doveva lasciare posto ai più collaudati colleghi provenienti dall'Italia di Mancini. È il segno che c'è una generazione di presuntuosi mancati fenomeni, molto viziati, ai quali basta una qualche presenza in serie A o con la maglia azzurra per sentirsi CR7! Per fortuna non ci sono soltanto Kean e Zaniolo nel gruppo che adesso Di Biagio consegnerà probabilmente ad Alberigo Evani, negli ultimi mesi al fianco di Mancini e reduce dall'Under 20. Barella, Mancini, Pellegrini, per esempio, hanno dato prova di affidabilità e di maturità. Che Kean fosse un cavallo matto l'aveva spiegato bene Max Allegri quando raccontò che «se non avesse avuto il profilo basso allora bisogna dargli da mangiare con la gru».

Non è un caso che lo juventino faccia parte della scuderia di Mino Raiola: lui, come Balotelli, sono stati educati a ricercare lo stipendio più alto invece che il traguardo professionale più ambizioso.

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