Qatar 2022

Una gabbia e un gigante. È la prova Mondiale del calcio secondo Messi

Van Gaal conosce il suo punto debole, Noppert lo considera "umano". Leo non può sbagliare

Una gabbia e un gigante. È la prova Mondiale del calcio secondo Messi

Non è ancora il suo Mondiale, come del resto non lo è ancora di Neymar, Ronaldo, Modric o Kane, Mbappé ha messo tutti in riga, ma il calcio aptico di Lionel resta qualcosa di ancestrale, quello che giocavamo da bambini, palla a me e li scarto tutti io. La percezione della palla attraverso il suo sinistro è materia ancora inesplorata, quel processo di riconoscimento è la sua forza, per il resto lui non gioca, guarda, cammina, se ci fossero metterebbe in tasca le mani. La relazione tra il suo corpo, i suoi movimenti e la palla, è una retta verticale inaffondabile che vaga. Sì, può sbagliare anche un rigore, Andries Noppert ne ha fatto un epigono in questo Argentina-Olanda, come altri alla vigilia della sfida con Messi.

Nella immensa banalità delle risposte tirare a galla il nome di Lionel fa sempre centro e il portiere dell'Heerenveen e della nazionale orange, ex Foggia, ha colto al balzo l'opportunità, se Messi gli tira un rigore lui glielo para: È umano, può sbagliare, gli è già successo, li tira sempre con lo stesso piede. In fondo c'è da capirlo, è uno che non passa inosservato, è il più alto del Mondiale con i suoi 203 centimetri ma non se lo fila nessuno, peraltro con un passato da romanzo popolare. Riserva al Foggia, non gioca mai, decide almeno di conoscere la città, va in Olanda e si compra un'automobile, torna in Italia e gliela scolpiscono subito, ha dovuto ricomprarla da una cricca di mafiosi, ha raccontato prima di tornarsene a casa. Per Van Gaal è un pensiero, di lui si fida poco ma non ci sono grandi alternative. E poi fosse solo questo il problema, Scaloni ha recuperato anche Di Maria, adesso trottano tutti attorno al capitano e quando le cose si mettono di traverso palla a lui, Chica fai spazio, devo metterne un'altra.

Con Di Maria c'è tanto in sospeso dai tempi del Manchester United, zero feeling con Van Gaal e tanta panchina, ma questa sfida non è tutta da una parte. Da quando c'è Van Gaal l'Olanda è imbattuta, 12 vittorie, cinque pareggi e per Messi ha studiato uno stratagemma, dice di aver scoperto il suo punto debole e ha svelato che questa sera lo farà conoscere a tutti. È convinto di avere la difesa più forte del Mondiale, Gakpo una rivelazione e Dumfries all'apice del successo, tanto che gli addetti consigliano Marotta a liberarsene perché così in alto il suo cartellino non salirà mai più.

Altre cose meno importanti. Scaloni non cambia, Lautaro è sempre lì sulla riga pronto a subentrare, ha due agganci stratosferici, il ct e Messi che stanno dando il massimo per rimetterlo in carreggiata, Alvarez funziona alla grande ma al Toro sono riconosciute qualità superiori, comunque va in panca. Una delle due la finale la vede al tv color, nel '78 a Baires ci sono arrivate assieme, l'Olanda senza Cruijff meritava, forse gliel'hanno scippata, la leggenda racconta che a fine gara gli addetti al Monumental tennero accesi i lampioni per consentire a Johan Neeskens di recuperare il dente che un cazzotto di Daniel Passarella gli aveva cavato senza anestesia. Stadio Lusail, manto in erba, 86.

250 posti a sedere esauriti da tempo, non ci sta dentro neppure il cammello che passa dalla cruna di un ago, non è ancora il Mondiale di Messi ma questa sera potrebbe diventarlo.

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