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Un giallo in Rosa: Roglic, la pipì e la bicicletta sparita

Nel mirino le sue prestazioni e certi inconvenienti. Oggi c'è il Mortirolo

Un giallo in Rosa: Roglic, la pipì e la bicicletta sparita

Como Nubi sul Giro, e aria pensante in casa Roglic. Dopo la giornata di sosta, la corsa rosa entra nella fase calda, anche se il meteo dà pioggia e neve e, per i corridori, si preannuncia una settimana infernale.

Infernali sono stati anche questi quindici giorni per il 26enne corridore sloveno, in rosa per cinque giorni e dato ancora tra i grandi favoriti per la vittoria finale. Il problema è che sul capitano della Jumbo Visma, formazione olandese nata dalle ceneri della tanto discussa Rabobank, aleggia ben più di un sospetto. Slovenia e Croazia e il loro sistema di sport sono da tempo nell'occhio del ciclone per l'inchiesta doping (Aderlass) austro-tedesca, e per questo sono attenzionati dall'Uci, il massimo organismo mondiale del ciclismo.

È dalla cronoscalata di Bologna che Roglic è sotto la lente d'ingrandimento. La sua pedalata efficace desta sospetti. Cose da Armstrong, dicono i detrattori. Tra questi Antoine Vayer, ex medico dopatore della Festina (Tour 1998, tutta la squadra esclusa alla vigilia della Grande Boucle, finita poi a Pantani, ndr) e oggi redento opinionista de Le Monde, non ci ha girato tanto attorno, sganciando un tweet corrosivo. «Le prestazioni di Roglic sono esagerate. Questo non è sport».

Nella tappa di domenica, quella di Como, lungo la Colma di Sormano il gruppo si getta giù a tutta velocità: mancano poco meno di 20 km al traguardo. Lo sloveno si ferma a cambiare la bici. Gliela passa il compagno di squadra Antwan Tolhoek, perché la sua ammiraglia non c'è. «Ci eravamo fermati a fare pipì», faranno sapere. A 20 km dal traguardo? Per la serie quando scappa scappa.

Intanto davanti scappa Nibali con la rosa Carapaz, Roglic alle loro spalle è costretto ad inseguire. Finalmente arriva l'ammiraglia, che gli passa dal finestrino la borraccia: qualche secondo attaccato («bidon collé», soli 200 franchi svizzeri di ammenda, ndr), e poi per altri lunghi secondi in scia di un'altra ammiraglia. Infrazioni su infrazioni.

Insomma, la pipì del direttore sportivo, la bici del compagno che poi non viene cambiata, la bici rotta (deragliatore, ndr) di Roglic che pare essersi smaterializzata. Tanti gli interrogativi, che tengono banco nel giorno di riposo, ben più di chi vincerà questo Giro. I sospetti sono molti e vanno dalla bici truccata e quindi da nascondere, alla bici lasciata per strada e fatta sparire da qualche tifoso. Visto l'operato dei direttori sportivi, non ci sarebbe di che meravigliarsi. Anche se Vincenzo Nibali sollecitato sull'argomento si limita a uno sportivo: «Dai miei avversari mi aspetto sempre la massima correttezza».

Nubi sul Giro, aria pensante in casa Roglic. Oggi si torna a pedalare da Lovere a Ponte di Legno, 194 km. Non ci sarà il Gavia. Ma c'è il Mortirolo. Si riparte con l'ecuadoriano Carapaz in rosa, davanti a Roglic (47) e il nostro Nibali (1'47).

Chi vincerà il Giro? Tanti gli interrogativi, troppi.

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