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Gilles, 40 anni senza di lui e un'amara verità: oggi questa F1 non lo farebbe correre

Le bandiere nere fermerebbero il mitico duello di Digione, quanto al giro su 3 ruote...

Gilles, 40 anni senza di lui e un'amara verità: oggi questa F1 non lo farebbe correre

Per gentile concessione degli autori e dell'editore, pubblichiamo nel quarantennale della morte di Gilles Villeneuve, sul circuito di Zolder, in Belgio, sabato 8 maggio 1982 durante le qualifiche, un capitolo del libro dedicato al grande canadese: "Gilles Villeneuve - L'uomo, il pilota e la sua leggenda", di Luca Dal Monte e Umberto Zapelloni (Baldini + Castoldi 336 pp, 20 euro).

Oggi Gilles non potrebbe gareggiare in Formula 1.

Gli esporrebbero la bandiera nera troppo spesso. Cancellerebbero il duello di Digione, il giro su tre ruote in Olanda e chissà quante altre manovre. Gilles però non era un pilota scorretto. Rispettava i suoi avversari. Quello che non rispettava era la meccanica della sua auto, come raccontava spesso Enzo Ferrari. Ma con il suo modo di correre, sempre oltre i limiti suoi e della vettura, oggi potrebbe incappare frequentemente nelle ire di commissari un po' troppo prigionieri delle regole. Un Villeneuve non sarebbe accettato dalla Formula 1 moderna, che pure ne avrebbe terribilmente bisogno. Per fortuna però in pista ci sono tanti ragazzi che ricordano il suo modo di intendere le gare (...). E poi non gli permetterebbero neppure di parcheggiare il suo motor-home nel paddock, dove le squadre fanno ormai a gara per vedere chi ce l'ha più alto, più grande, più comodo.

Prima che nel 2014 la FIA decidesse di assegnare un numero fisso ad ogni pilota e il mitico 27' finisse sull'auto e sulla tuta di Nico Hulkenberg per poi sparire insieme a lui, sarebbe bastato seguire quel fil-rouge numerico per trovare uno che ha corso come lui, un certo Giovannino Alesi, uno che ha dato l'anima alla Formula 1 e alla Ferrari, ma è arrivato a Maranello nel periodo peggiore (...). Altri due piloti accomunati dal numero 27 di Gilles sulle loro Ferrari sono Patrick Tambay e Michele Alboreto. Molto diversi da Gilles in pista, gli assomigliavano tantissimo in quanto ad educazione fuori dai circuiti. Patrick, che di Gilles era uno dei migliori amici, colse con quella Ferrari numero 27 un successo carico di significati nel gran premio di San Marino del 1983, il primo dopo lo sgarbo subito l'anno precedente dal canadese ad opera di Pironi (...). Con quel numero 27 sulle fiancate della sua monoposto rossa, Michele andò invece vicino al titolo mondiale nel 1985, stagione impreziosita da due successi, il primo dei quali, quasi inevitabilmente, in Canada, sulla pista intitolata a Gilles. Dopo Gilles è arrivato un altro che correva come Gilles, ma che ha vinto molto più di lui. Un altro ragazzo con lo sguardo pieno di nostalgia e con la capacità di trasformare in oro il ferro che aveva tra le mani: Ayrton Senna. Anche lui se ne è andato in un giorno di maggio, è diventato mito e leggenda trasformandosi in personaggio immortale nella memoria e nel cuore.

In Ayrton c'era un pizzico della genuinità di Gilles, ma poi c'era anche molto altro. Gilles non aveva il suo talento e la sua capacità politica, ma erano identici nel cuore che mettevano in quello che facevano in pista (...). Ritornando in Ferrari, chi adesso ricorda, ancora lontanamente, Villeneuve è sicuramente Charles Leclerc. Al contrario di Gilles, Charles è arrivato a Maranello dopo aver seguito un percorso ben preciso, aver studiato all'Academy ferrarista, aver fatto il rodaggio in Alfa-Sauber. Ma come Gilles, è arrivato a Maranello prima di diventare un campione, prima di vincere una gara.

In fin dei conti anche lui è stato costruito in casa come Gilles, solo che il piccolo canadese arrivava letteralmente dal nulla.

Gilles Villeneuve, libro

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