Il golf trema: anche i big sotto accusa per doping
31 Gennaio 2013 - 07:29Se vi siete appena ripresi dalla confessione strappalacrime in mondovisione di Lance Armstrong, per favore non riponete i fazzoletti: a essere caduto nella rete del doping questa volta sarebbe infatti un asso del golf, il campionissimo Vijay Singh
Se vi siete appena ripresi dalla confessione strappalacrime in mondovisione di Lance Armstrong, per favore non riponete i fazzoletti: a essere caduto nella rete del doping questa volta sarebbe infatti un asso del golf, il campionissimo Vijay Singh. Tre titoli Major in bacheca e un lungo regno da numero uno del mondo non avrebbero tenuto a freno l'ambizione del quasi cinquantenne giocatore fijiano: secondo una ricostruzione dettagliata di Sports Illustrated, dallo scorso novembre Singh avrebbe fatto giornalmente ricorso a uno spray «magico» contenente IGF1, un ormone naturale e anabolico presente nella lista dei prodotti vietati dal Pga Tour, che, tanto per cambiare, stimola la crescita muscolare. Non solo: il fijiano avrebbe acquistato per 9mila dollari diversi altri prodotti poco raccomandabili. Se la notizia trovasse conferma, si tratterebbe di una vera e propria bomba per il patinato mondo del golf professionistico, apparentemente da sempre immune da ogni tentazione anabolizzante.
L'unico caso di doping che si ricordi sul green risale infatti al 2009: appena il golf divenne disciplina olimpica, fu pescato dal cilindro il nome semisconosciuto di Doug Barron; il carneade del Tour americano fu squalificato per un anno per aver utilizzato quello che si suppone possa essere il cocktail per chi si cimenta con swing e putt: betabloccanti e testosterone. I primi per rallentare i battiti cardiaci - dannosi quando si tratta di centrare la buca - e i secondi per aumentare a dismisura la gittata dei colpi. All'epoca il Tour si affrettò a raccontare al mondo che Barron era la classica pecora nera in un mondo di Cenerentole, ma da allora divennero più intensi i controlli antidoping: in ogni torneo viene sorteggiato un giocatore perché si sottoponga all'esame delle urine. Ovviamente sarebbe più logico testare chi si piazza nelle prime tre posizioni di classifica, ma tant'è: a volte il golf ha le sue logiche che la logica non conosce. E infatti non vi sono controlli mirati a tracciare la presenza di HGH, il famigerato ormone della crescita, o di IGF1.
In Italia, invece, soppressa la Commissione Antidoping della FIG, i test sui professionisti e sui dilettanti delle squadre nazionali sono eseguiti durante i tornei direttamente dal Coni: «E con l'avvicinarsi del 2016 -aggiunge il consigliere federale Marco Durante - aumenteranno di numero».
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