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Il golf trema: anche i big sotto accusa per doping

Se vi siete appena ripresi dalla confessione strappalacrime in mondovisione di Lance Armstrong, per favore non riponete i fazzoletti: a essere caduto nella rete del doping questa volta sarebbe infatti un asso del golf, il campionissimo Vijay Singh

Il golf trema: anche i big sotto accusa per doping

Se vi siete appena ripresi dalla confessione strappalacrime in mondovisione di Lance Armstrong, per favore non riponete i fazzoletti: a essere caduto nella rete del doping questa volta sarebbe infatti un asso del golf, il campionissimo Vijay Singh. Tre titoli Major in bacheca e un lungo regno da numero uno del mondo non avrebbero tenuto a freno l'ambizione del quasi cinquantenne giocatore fijiano: secondo una ricostruzione dettagliata di Sports Illustrated, dallo scorso novembre Singh avrebbe fatto giornalmente ricorso a uno spray «magico» contenente IGF1, un ormone naturale e anabolico presente nella lista dei prodotti vietati dal Pga Tour, che, tanto per cambiare, stimola la crescita muscolare. Non solo: il fijiano avrebbe acquistato per 9mila dollari diversi altri prodotti poco raccomandabili. Se la notizia trovasse conferma, si tratterebbe di una vera e propria bomba per il patinato mondo del golf professionistico, apparentemente da sempre immune da ogni tentazione anabolizzante.

L'unico caso di doping che si ricordi sul green risale infatti al 2009: appena il golf divenne disciplina olimpica, fu pescato dal cilindro il nome semisconosciuto di Doug Barron; il carneade del Tour americano fu squalificato per un anno per aver utilizzato quello che si suppone possa essere il cocktail per chi si cimenta con swing e putt: betabloccanti e testosterone. I primi per rallentare i battiti cardiaci - dannosi quando si tratta di centrare la buca - e i secondi per aumentare a dismisura la gittata dei colpi. All'epoca il Tour si affrettò a raccontare al mondo che Barron era la classica pecora nera in un mondo di Cenerentole, ma da allora divennero più intensi i controlli antidoping: in ogni torneo viene sorteggiato un giocatore perché si sottoponga all'esame delle urine. Ovviamente sarebbe più logico testare chi si piazza nelle prime tre posizioni di classifica, ma tant'è: a volte il golf ha le sue logiche che la logica non conosce. E infatti non vi sono controlli mirati a tracciare la presenza di HGH, il famigerato ormone della crescita, o di IGF1.

In Italia, invece, soppressa la Commissione Antidoping della FIG, i test sui professionisti e sui dilettanti delle squadre nazionali sono eseguiti durante i tornei direttamente dal Coni: «E con l'avvicinarsi del 2016 -aggiunge il consigliere federale Marco Durante - aumenteranno di numero».

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