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Il grande freddo con Montella per l'ultima del Milan di Silvio

Venerdì il closing per la cessione del club alla cordata cinese. Oggi sfida col Sassuolo tabù. Ma fra tecnico e Berlusconi...

Il grande freddo con Montella per l'ultima del Milan di Silvio

C'è un curioso tabù da sfatare (tre viaggi a Reggio Emilia col Sassuolo, tre sconfitte secche con tre diversi allenatori, Allegri, Inzaghi e Mihajlovic). C'è anche un diavolaccio da esorcizzare (Domenico Berardi, 8 gol in 5 partite, la bestia nera che costò l'esonero ad Allegri). C'è un ragazzo napoletano di straordinario talento, Gigio Donnarumma, ieri 18 anni, da festeggiare (simbolico il messaggio di Galliani: «ti auguro di firmare un lungo contratto col Milan») con l'inaugurazione del suo sito personale e la pioggia di consigli firmati da illustri colleghi. Eppure non è di questo che si discute a Milanello nella settimana che precede il closing annunciato per il 3 marzo e anticipato dall'intervento scettico di Paolo Maldini («sono sempre più convinto che sia stata la scelta giusta rinunciare alla proposta cinese, se dovessi tornare nel calcio sarà col Milan») senza che vi sia dalle parti in campo un nome da offrire o una sicurezza da esibire sulla carica di presidente onorario offerta a Silvio Berlusconi.

La spiegazione non è complicata. A fare notizia, oltre al dibattito a distanza con Di Francesco sulle polemiche della sfida dell'andata, c'è il gelo tra Arcore e Montella, testimoniato non certo dalle parole del tecnico napoletano che anzi è prodigo di riconoscimenti verso il presidente. Domenica notte, dopo il 2 a 1 sulla Fiorentina, Vincenzo gli dedicò il successo in coincidenza con l'ultima sfida domestica da proprietario del club. «No, non l'ho sentito al telefono ma ho contatti quotidiani con Galliani» è la garbata risposta dell'interessato alla solita domanda sui rapporti con l'ex premier al quale vengono attribuiti (fonte attendibile, ndr) giudizi non proprio entusiastici a proposito dello stile calcistico praticato dall'ultimo Milan. In particolare la scelta di difendere a 5 negli ultimi 20 minuti di domenica notte non è di quelle che possono piacere al presidente innamorato di un altro calcio e anche di un altro Milan, molto più ricco per cifra tecnica rispetto a quest'ultimo. Sul tema tattico, che sta molto a cuore all'allenatore, Montella è didascalico: «Con la Fiorentina abbiamo subito gol a difesa schierata e fatto gol rubando palla nella tre-quarti viola». Verissimo.

Eppure la sensazione del gelo rimane anche nella successiva annotazione: «Non è nemmeno in previsione un incontro di commiato con la squadra di cui ho letto da qualche parte». Intendiamoci: tutto questo non toglie nemmeno una briciola alla montagna di affetto e riconoscenza nutrita nei confronti di Silvio Berlusconi. «Da bambino avevo il sogno di firmare col Milan. Ci sono arrivato da allenatore e non da calciatore e anche se fosse durato un solo giorno sarei stato felice» il congedo pieno di zucchero filato di Montella rimasto fedele alla consegna societaria («aspettiamo dieci giorni e parleremo del futuro») di non anticipare nulla prima dell'arrivo dei 320 milioni, della firma e del cambio epocale di azionista.

Per sciogliere il gelo forse potrebbe non bastare la prossima sfida col Sassuolo inaugurata dall'intervista di Giovanni Carnevali sull'arbitro Guida e la sfida dell'andata e proseguita con la risposta affidata proprio al tecnico ligio allo stile rossonero praticato da Galliani sugli arbitri anche in presenza di episodi sfavorevoli e ripetuti. «È vero, col Sassuolo ci fu assegnato un rigore generoso ma dopo abbiamo abbondantemente pagato, penso da ultimo al gol di Kalinic nato da fuorigioco. Noi accetteremo sempre gli errori.

Lo dico da allenatore di club blasonato ma anche di una squadra in credito con gli arbitri» il finale montelliano.

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