nostro inviato a Wimbledon
Poi di lunedì ci si sveglia con un po' di stanchezza e poca voglia di affrontare la settimana, ma a Wimbledon di solito il lunedì - il secondo del torneo - è invece quello che fa da barriera: dietro i tennisti, davanti i fenomeni. Ecco: domani l'Italia di fenomeni in campo ne avrà 4, record assoluto nella storia di Church Road, là dove l'erba di solito è indigesta per noi così poco erbivori. E d'altro canto basta frugare nella storia dei Championships per vedere che più avanti di così muore, se è vero che le donne agli ottavi di finale ci arrivano più spesso (e in 4 si sono addentrate ai quarti), mentre per gli uomini Wimbledon è legato alle imprese di Pietrangeli (semifinale), Panatta e Sanguinetti (quarti), e Pozzi, ultimo «round of 16» centrato da un maschio italico con racchetta. Si tratta di ben 13 anni in una storia cominciata nel 1877.
Ecco perché insomma l'impresa di Andreas Seppi è perfino qualcosa di più, soprattutto perché di solito il Nostro non si risparmia mai nell'arrivare al quinto set. È successo d'altronde anche ieri contro il soldatino giapponese Ken Nishikori che - uscito direttamente da un cartone animato e applaudito all'unisono da decine di turisti nipponici armati di bandierine e macchine fotografiche - ha ingaggiato con Andreas una battaglia colpo su colpo che all'inizio sembrava un po' ad armi dispari. «Ma Seppi è così: fa fatica a carburare però poi...» raccontava il ct azzurro Barazzutti agli astanti, là sulla terrazza ristorante con vista sul campo 14. E poi appunto, sotto due set a uno, Andreas ha cominciato a giocare un tennis preciso e fastidioso che ha mandato in tilt soldatino Ken e messo in saccoccia il settimo successo su sette match arrivati nel 2013 alla partita finale, praticamente un altro record: «È perché mi sento bene fisicamente e quindi sto tranquillo con la testa. Forse qui a Wimbledon in passato ho giocato anche meglio, ma sono cresciuto come tennista. E sono contento per la Knapp, per quello che ha passato e perché come me è, di Caldaro. Un caso? Forse.. Magari ci daranno le chiavi del paese».
Così come il successo in due set sulla Cibulkova (6-1, 6-4) potrebbe dare a Roberta Vinci le chiavi della Top Ten della classifica, anche se ci sono ancora troppe caselle da mettere a posto perché ciò avvenga: «È una cosa importante, io cerco di non pensarci ma poi ci siete voi a ricordarmelo e allora... Così alla fine del match ho pianto, lacrime liberatorie per la tensione e il nervosismo. Adesso non voglio fare conti, per quelli chiedo a Sara che è la ragioniera del gruppo. Intanto però oggi niente sveglia: andremo a comprare il regalo al nostro allenatore che compie gli anni. Per pensare a lunedì c'è tempo, eppoi comunque è solo una partita di tennis, non è un esame della vita».
Sarà un lunedì comunque, nel quale Roberta e Andreas con Karin Knapp e Flavia Pennetta - due pugliesi e due altoatesini perché questa è l'Italia - cercheranno di fare il miracolo. Che in questo caso sarà far venire il mal di testa al resto del mondo.
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