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Il grande ritorno dell'Italia del volley. Dal boom azzurro a quello dei club

C'era una volta Velasco: adesso uomini e donne dominano l'Europa

Il grande ritorno dell'Italia del volley. Dal boom azzurro a quello dei club

Per capire il fenomeno del volley, basta entrare in un palazzetto durante i playoff. Sono pieni, la tensione si taglia con un coltello, le tifoserie sono corrette, anche se fra staff e giocatori c'è tensione. Il volley vive il secondo boom. Il primo fu con il neo autopensionato Julio Velasco, 30 anni fa in Svezia, l'Europeo vinto dalla nazionale che ancora non sapeva di essere fenomenale. Poi tre mondiali, World league, Europei, medaglie olimpiche. Abbiamo sempre avuto grandi ct, Bebeto ad Anastasi, da Montali (poi passato al calcio e ora al golf) a Berruto (passato al tiro con l'arco e alla scuola di prosa) all'ex vice Blengini. Esportiamo tecnici, anche al femminile, Daniele Santarelli viene da due scudetti e la finale di Champions e guida la Croazia. Risaliamo ai massimi livelli nelle coppe, con un 5 su 6 non da record, perchè per due volte l'Italia azzeccò l'enplein. Ma quest'anno Civitanova ha battuto la corazzata Kazan riportando in Italia la Champions e tra le donne Novara ha vinto la finale tutta made in Italy contro Conegliano. Dal boom azzurro a quello dei club.

Gli sponsor sono in fila, anche se il panorama non coinvolge realtà tanto grandi, perchè Civitanova ha 40mila abitanti, un fenomeno marchigiano iniziato nel '90 come Macerata, quando il ds Beppe Cormio portò in Italia Julio Velasco. «Facevo il giornalista al Corriere Adriatico - ricorda -, lasciai per il volley e presi dall'Argentina il migliore». Nelle Marche alzarono la prima Champions nel 2002, prima dello scudetto, adesso sono a 5 tricolori e ripartono da favoriti. Modena in 3 stagioni deve contentarsi di 2 supercoppe eppure mercanteggia che è un piacere, con marchi a gogò. Al femminile, il segreto è Giovanni Carnevali, Mastergroup, ovvero l'ad del Sassuolo calcio, testimone di nozze di Marotta, che gestisce il marketing di Lega, a Milano. Ora l'organizzazione smista soldi anche alle nazionali di basket.

Luccica tutto, insomma, anche se in provincia: Civitanova ha perso 7 finali di fila, prima della settimana da record, Perugia un anno fa azzeccò il triplete, Trento fa pure incetta di finali e trofei. Verona insegue almeno la prima semifinale, Milano arrivò in finale con Montali, a inizio millenio, ma era un'altra società. «Con il Palalido azzeccheremo l'ultimo salto», promette Lucio Fusaro, presidente magnate che vuole dare al volley quello che manca ancora: una metropoli al vertice. La serie A ha grandi budget: «Un anno della Trentino costa 4 milioni», ci rivela il presidente Mosna. «Noi ne spendiamo 3,2 - si accoda Garbellotto, al vertice di Conegliano femminile, assieme alla famiglia Maschio (vini) - e Novara è lì». In Piemonte l'Agil Trecate è sempre in mano alle suore, al PalaIgor ne abbiamo viste 16. Il tifo è sano. Al punto che il presidente federale Bruno Cattaneo prende il femminile a modello del maschile, per il fairplay.

Le capitali sono Monza, finalista di Challenge con i maschi e vincitrice con le donne, e Perugia, vicecampione d'Italia e al ritorno in A1 con le femmine. Sbocciano amori paralleli, nelle formazioni brianzole, e trasversali, Atanasijevic è fidanzato con la bulgara Vasileva, titolare a Scandicci, semifinalista che sembrava superiore alla Novara campione d'Europa. Santarelli ha sposato il miglior libero al mondo, Monica De Gennaro.

Mancano giusto le metropoli e il meridione, resistono le fiabe laziali, con Sora (gioca a Frosinone) e Latina. In A1 al sud c'è solo Vibo Valentia. Al femminile piacciono sempre Casalmaggiore e Filottrano, il paese di Scarponi prepara la 3ª stagione in A1, che finisce lì, geograficamente. Per avvicinarsi al calcio e al basket ci vorrebbe proprio l'oro olimpico, l'eterno tabù dell'Italvolley. I tesserati sono 340mila, di cui 265mila donne.

Forse non siamo una repubblica fondata solo su calcio e motori.

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