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Guerra al Coni e a Lady B. E Tavecchio chiede strada

Guerra al Coni e a Lady B. E Tavecchio chiede strada

La fotografia che emerge nel giorno in cui la Federcalcio volta pagina dopo le dimissioni (confermate) di Giancarlo Abete è quella di una situazione di stallo fra le diverse anime. Per ora niente ct (lo deciderà il nuovo numero uno di via Allegri): morto sul nascere il tentativo di creare una commissione che avrebbe potuto valutare le differenti candidature per la scelta. I nomi in corsa restano i soliti, bisogna capire chi tra i vari Allegri, Mancini, Zaccheroni, Guidolin o Cabrini potrà attendere fino a Ferragosto. Intanto si è fatto avanti anche Marco Tardelli con un bel dire nei confronti di Tavecchio. Aggiungete la contiguità regionale, il nome che fa effetto, il curriculum sulla panchina under 21 e le poche pretese economiche.
L'unica certezza resta quindi la data dell'assemblea elettiva, l'11 agosto, che vedrà impegnati 288 delegati. La seconda arriverà probabilmente la prossima settimana, quando Carlo Tavecchio scioglierà le riserve - sentite le parti della Lega Dilettanti di cui è presidente - sulla sua candidatura.
Anche se già ieri l'attuale vice vicario di Abete ha lasciato capire che sarà in corsa. «Io sono in grado di governare», la frase a effetto di Tavecchio che - dopo aver richiesto ad Abete di tornare sui suoi passi - avrà iniziato a fare un po' di conti. Sette le componenti al voto, diverse le percentuali di rappresentanza: dal 34 per cento dei dilettanti e delle Leghe (divise fra i 12 della A, i 5 della B e i 17 della Lega Pro) al 20 per cento dell'Assocalciatori passando per il 10 dell'Assoallenatori e il 2 dell'Aia (l'organizzazione degli arbitri). Ieri Beretta (Lega serie A) era assente.
E se il vicepresidente e ad del Milan Barbara Berlusconi sottolinea che «il governo del calcio italiano va rifondato, dando spazio a quarantenni preparati, ma non è solo un problema di persone, è anche di regole per cambiare una governance «litigiosa e senza visione», pronta la replica di Tavecchio. «Contano i fatti, sulla nomina del nuovo presidente decide il nostro milione e mezzo di tesserati. E io ho giocato a pallone la scorsa settimana... - così il presidente della Lnd a proposito della sua carta d'identità che recita 71 primavere -. E poi non capisco perché si attacca sempre il calcio, ci sono altre discipline sportive che da anni non portano risultati...». Una frase che forse non sarà piaciuta al presidente del Coni Malagò.
Nella fase di stallo, c'è la speranza di molte parti di un intervento magari indiretto del Comitato olimpico. Impossibile per statuto uno diretto, che potrebbe scattare solo in casi estremi, tipo dissesti amministrativi o la mancata elezione l'11 agosto del nuovo presidente federale. «Ho ritrosia ad accettare le logiche del commissariamento, è una cultura anti-democratica - sottolinea il presidente uscente Abete -. Tavecchio l'uomo giusto? Non rispondo, sono garante delle regole».
Così resta aperto il dibattito tra le varie componenti Figc circa i possibili candidati. E i contatti si intensificheranno sempre più nei prossimi giorni (il 27 luglio deadline per le candidature). Sarà una volata lunga per Tavecchio, che ostenta certezze ma si dice pronto a fare un passo indietro in caso di altri nomi condivisi. «Sarebbe democratico che ci fossero...», così Ulivieri, presidente Aiac. «Proporremo prima un programma e poi un nome», l'opinione di Tommasi, numero uno Aic. Si tira fuori Luca Pancalli: «Tutte le componenti del governo del calcio dovrebbero fare un piccolo passo indietro». Chissà che non si pensi a una figura esterna, a un ex calciatore di rilievo (non Maldini, che potrebbe entrare in Figc ma come capodelegazione). Intanto c'è il congedo di Abete (che presiederà consiglio del 18 luglio sulle iscrizioni ai campionati). «I gufi? L'elenco è lungo.

C'è gente che ha rendite di posizione e non ha mai prodotto un posto di lavoro o risolto un problema, è brava solo a criticare».

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