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Higuain-Dzeko, l'urlo del numero 9 zittisce le battute e i veleni dell'estate

Dalla pancia del Pipita alla crisi di Edin: ora sono capocannonieri

Higuain-Dzeko, l'urlo del numero 9 zittisce le battute e i veleni dell'estate

Lo scudetto finora non lo ha vinto né l'uno né l'altro. A fine campionato, probabilmente, uno dei due potrà però alzare al cielo la coppa destinata ai campioni d'Italia. Per il momento, battagliano a suon di reti: diciotto a testa. Gonzalo Higuain segna un gol ogni 98' di media, Edin Dzeko ogni 114': bomber di razza. Di quelli che vivono per buttare la palla dentro: magari non paiono in gran giornata, salvo poi palesarsi con un tocco e ribaltare le sorti del match. Vedi il Pipita a Cagliari, per esempio: mezzora sonnecchiante, poi arriva l'assist di Marchisio, un movimento ben fatto e il tocco sotto per battere Rafael in uscita. Il tutto dopo che all'ora di pranzo il centravanti giallorosso aveva clamorosamente sbagliato il secondo rigore stagionale per poi riabilitarsi con la rete che aveva chiuso il match in quel di Crotone.

Sono tipi che non si demoralizzano, i veri bomber. Conoscono il loro mestiere, sanno aspettare e poi colpire. Se la solitudine del portiere è qualcosa di unico e per certi versi leggendario, il modo di stare in campo del centravanti non si discosta di molto: perché da un loro guizzo può dipendere l'esito di un match, sia in senso positivo che negativo. Croce e delizia. Spesso. Coccolati quando tutto gira per il meglio, messi in discussione appena il feeling con il gol si affievolisce. E' successo a entrambi, all'inizio di questa stagione. Ed entrambi ne sono venuti fuori. Infischiandosene delle critiche e di certe battutacce, anche. Higuain, appesantito dai 90 milioni spesi dalla Juventus, pareva esserlo anche nel fisico: giravano foto (più o meno ritoccate) dove si intravedeva una certa pancetta. Poi, il Pipita ha preso il volo e cominciato a fare quello per cui era stato comprato: gol a grappoli. Uno dei quali realizzato proprio alla Roma, appena prima di Natale, con un terrificante sinistro dal limite dell'area. Quindi, l'esplosione nel 2017: otto reti in sette partite, rimanendo a secco solo allo Stadium contro l'Inter. E cinque trasferte di fila in cui ha timbrato il cartellino. Un anno fa, di questi tempi, l'argentino chiudeva la 24ª di campionato con la maglia del Napoli a quota 24 reti: sei in più, certo, ma senza il peso specifico dell'attuale bottino. E se a fine campionato non arriverà a 36 (quota record raggiunta sotto il Vesuvio), nessuno si lamenterà a patto che la Juve abbia vinto il suo sesto scudetto di fila.

Quanto a Dzeko, tutti ricordano le pene della passata stagione e certi nickname impietosi (l'amore è Dzeko, vicolo Dzeko). Pareva imbrocchito di colpo, invece, eccolo qui: segna da sei partite di fila e punta ad arrivare al record di sette che appartiene a Volk e Totti. In mezzo, ci ha messo anche due errori dal dischetto e (addirittura) sei pali: la sensazione è che abbia sempre bisogno di un paio di occasioni prima di centrare la porta, però i numeri sono con lui e Spalletti, pur pungolandolo spesso, non può certo farne a meno.

Per adesso, applausi a entrambi.

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