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Higuain e Icardi fantasmi. La vera delusione è il derby degli argentini

Si giocano lo scudetto e un posto in nazionale ma ieri erano l'ombra di se stessi

Higuain e Icardi fantasmi. La vera delusione è il derby degli argentini

Torino - Erano attesi. Per forza di cose. Perché quando si è il centravanti di Juventus e Inter mica si può essere tipi qualsiasi. La serata del 9 dicembre non è stata però quella dei numeri 9 bianconero e nerazzurro. Gonzalo Higuain e Mauro Icardi venticinque gol in due nell'attuale campionato - non sono stati quello che avrebbero voluto essere, in uno Stadium gelido dove le due formazioni si sono studiate. Pure troppo. Guardandosi e aspettandosi, con timore reciproco e senza riuscire ad affondare davvero i colpi che avrebbero voluto.

Loro, i finalizzatori principe, hanno fatto quello che hanno potuto. Poco, appunto. Meglio forse l'argentino padrone di casa, sia pure di poco. Perché, dopo un primo tempo in cui entrambi non hanno in pratica toccato un pallone decente, è entrato un paio di volte in cronaca a inizio ripresa: un'azione personale accennata, un triangolo cercato e trovato con Cuadrado, un mezzo tiro al volo cercato dal limite dell'area. Per uno come lui, il minimo sindacale. Senza che però il suo connazionale riuscisse a fare di meglio. Anzi: sempre nei primi minuti del secondo tempo, un taglio dalla destra con controllo a rientrare e tiretto deviato involontariamente dalla mano di Benatia. Prima e dopo, per entrambi, tanti corpo a corpo: persi, nella gran parte dei casi. Perché Chiellini-Benatia da una parte e Miranda- Skriniar dall'altra poco o nulla hanno concesso: concentrati e cattivi i difensori, presi nella morsa gli attaccanti più celebrati e attesi. Serata insomma difficile: pochi spazi, tanta voglia di fare ma poche occasioni per mettersi in mostra. Per la Juventus, per l'Inter e pure per la nazionale argentina: per la quale sono in lotta, ovvio che sì. Il Mondiale di Russia loro due potrebbero giocarlo: al momento è più facile che ci arrivi il nerazzurro, però mica è detta l'ultima parola. Decideranno (anche) i gol che entrambi segneranno di qui a fine stagione, pur se Sampaoli pare avere una predilezione per Maurito e non veda granché il Pipita. Il quale, dopo l'ingresso di Dybala, prova anche a sentirsi meno solo: peccato che la palla (decente) che gli capita sul destro dal limite dell'area a una dozzina di minuti dal termine venga poi calciata dritta in curva. Testa bassa e via, sperando in un'occasione migliore. Il tutto, pochi minuti prima che il suo gemello finisca anzitempo sotto la doccia: Spalletti gli preferisce addirittura Eder per gli ultimi spiccioli di gara, infischiandosene della tradizione che vuole il suo capitano bestia nera della Signora. Per la cronaca e per chi non se lo ricordasse, Icardi contro la Juventus aveva prima di ieri sera segnato sette reti in nove presenze, cominciando con la Sampdoria proprio allo Stadium: gennaio 2013, blucerchiati in inferiorità numerica e doppietta incredibile che lo portò agli onori delle cronache. Poi, il feeling non si è mai interrotto e pure l'Inter ne ha beneficiato: non ieri sera, però. Con il risultato che le sue reti nel massimo campionato sono rimaste 97, sette in meno del Pipita: il quale è rimasto sul terreno di gioco fino all'ultimo secondo del recupero, senza che però la sorte e i compagni riuscissero a concedergli un'altra chance.

Zero a zero tra loro e zero tra Juventus e Inter, alla fine. Giusto così, forse. Né vincitori e né vinti. Tranne il Napoli, che ovviamente sperava proprio in un pareggio e che oggi, ospitando la Fiorentina, potrebbe tornare davanti a tutti. Per dirla con Allegri, però, «quest'anno il campionato si deciderà all'ultima giornata».

E magari all'ultimo gol.

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