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Higuain, il gaucho pentito

«Non lo farò mai più». Ma è la maledizione dei numeri 9

Higuain, il gaucho pentito

È la maledizione dei numeri 9. Che si tramanda da generazioni dopo l'addio di Pippo Inzaghi, striscia interrotta da Ibra che a dire il vero non ha mai indossato quel numero tabù. È anche la maledizione dei rinforzi provenienti dalla Juve se si mettono insieme le esperienze fin qui disastrose di Bonucci un anno fa e di Higuain per tacere della sfortunata esperienza di Caldara arrivato a Milanello tra lo sgomento della tifoseria bianconera. Higuain ha molto peccato nella notte fatta su misura per lui e i suoi propositi di rivincita, legittimi ma alterati dalla confessione postuma. «Sono un emotivo» ha ripetuto sconsolato ai microfoni di Sky dopo aver chiesto scusa in pubblico e in privato «a squadra, allenatore e tifosi». Si è presentato col capo cosparso di cenere a notte fonda e ha promesso: «Non lo farò mai più, noi calciatori dobbiamo essere d'esempio per i ragazzi». Già. L'avesse maturata prima quella convinzione, la sfida di San Siro che ha incoronato la Juve padrona assoluta del campionato, avrebbe avuto probabilmente un epilogo diverso, di sicuro uno sviluppo diverso con l'1 a 1 prima dell'intervallo.

Sul rigore scippato a Kessié, i suoi precedenti avrebbero dovuto illuminare anche la panchina: uno su tre la media degli errori dal dischetto e tutti pesanti come macigni perché hanno sottratto all'Argentina e ai suoi club qualche titolo (mondiale e coppa America) più piazzamento Champions al Napoli. «Solo chi tira i rigori può sbagliarli» la sua risposta sul tema. È anche vero che portiere e difensori della Juve partivano da un vantaggio: conoscevano a memoria il suo registro balistico. Avrebbe dovuto cambiarlo all'improvviso. E per farlo avrebbe dovuto guardare in faccia il portiere invece d'abbassare il capoccione come un toro infuriato.

Sull'espulsione il dibattito social si è infiammato. Non sono mancate le scudisciate. I critici feroci dell'arbitro Mazzoleni e i rivali della Juve hanno tradotto il labiale di Gonzalo: «Fischi sempre contro di me». Che non è propriamente un insulto da lavare col cartellino giallo. Quello che potrà rendere più grave il castigo è di sicuro il comportamento isterico seguito al cartellino rosso. Son dovuti intervenire in molti (complimenti a Romagnoli, capitano esemplare nell'occasione) per frenarne gli istinti violenti.

Il timore di casa Milan è che la squalifica inevitabile del giudice sportivo faccia saltare a Higuain non solo la Lazio, scontro diretto per il quarto posto, ma anche la sfida successiva.

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