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Icardi & Cutrone. Due lampi spenti dal fuorigioco

Maurito e Patrick fra prodezze, Var e svarioni: da uomini partita a frustrati

Icardi & Cutrone. Due lampi spenti dal fuorigioco

Milano - Mettetevi nei panni di un poveretto che segna un gol alla Cristiano Ronaldo (tanto per citare l'ultimo della serie) e poi deve ricacciare la faccia a terra per la delusione del solito guardalinee con la bandiera alzata. O provate a immaginare cosa sarà passato per la testa, solitamente glaciale quando pensa al gol, di Maurito Icardi quando ha visto l'arbitro affidarsi al Var. E magari solo negli spogliatoi scoprire che quella sua rete è stata annullata per mezza scarpa o poco più. Roba da depressione. O da riflessione sui ghiribizzi del pallone e della sorte che ti fa superman o ti fa rimanere Cutrone, con quel Patrick che fa straniero ma non basta. Sogno o son desto? Per ora sono desto. Per il sogno ripassare.

Storia di una diversità dei centravanti, che diventa nemesi contro il potere altrui: che sia Var o un guardalinee con la bandierina alzata. Poi, certo, Icardi è un tipo che mette mai limite agli eccessi. Più spesso gli capita sui social, stavolta ha abbondato anche a San Siro. Ne realizza uno, ne sbaglia due e la teatralità diventa la fotografia di una partita stregata. Non c'è piede che tenga, prima il destro, poi il sinistro: spari a salve. «Nemmen un brocco», avrebbe detto il tifoso smodato. E viene difficile pensare che l'Inter possa giocarsi un posto in Champions a causa del doblete del colpo a salve o per una tragicomica (calcisticamente parlando) precisione del Var. Sembrava di sentir il sussurro di San Siro: si stava meglio quando si stava peggio (con gli occhi arbitrali e niente più). I tifosi erano 70mila e tutti belli carichi (almeno all'inizio). Il sospirone, l'urlo soddisfatto milanista, ha respinto il sussurro interista. Una volta a te, una volta a me dice la legge del Var.

Chi mai rimpiangerà di più gol fatti e gol sbagliati? Cutrone ha tutta una carriera davanti a sé, Icardi si è già visto respinto dal suo ct argentino. Peggio soltanto la faccia sconsolata e i gesti disperati di un Kalinic. Cutrone, ancora una volta, ha carezzato l'idea di essere l'uomo del destino. Quel gol, regalo post natalizio al tifo milanista, nel derby di coppa Italia è stato l'inizio di una bella cavalcata. Stavolta poteva spingere il Milan a carezzare un sogno di fine inverno. I sogni tornano nel cassetto. Cutrone gioca un po' isterico, Icardi è il campione del mondo dei sornioni. Dice che l'area è casa sua e gli è stato facile raccontare 100 gol e mille aneddoti. Ma stavolta l'area era un braciere di tizzoni su cui ha scottato entrambi i piedi e forse qualche speranza. E poco conterà la solita litania di Ausilio che dice di esser già con la penna in mano per fargli firmare il nuovo contratto.

Icardi recita la desolazione del centravanti, Cutrone ha schiumato di rabbia sfiorando l'esaltazione del centravanti. Potevano essere gli uomini partita, sono stati i due frustrati di un derby con sapori tenui. Potevano regalarci il sale dell'esaltazione, il pepe del gol che lascia il segno. Maurito si è mangiato Bonucci, ma pure i palloni e per la prima volta ha giocato più per il Milan. Patrick si farà regalare il filmato con il gol che solo CR7 e pochi altri trasformano in storia da cineteca. Il destino talvolta chiama. Bisogna saper rispondere. Icardi ha già fallito diverse risposte. Cutrone ha fatto pari con il destino, dopo il gol di mano alla Lazio.

Per entrambi derby da dimenticare.

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