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Inter all'esame Viola per espugnare San Siro e far sorridere Icardi

Solo 4 vittorie in casa nel 2018, l'ultima in aprile Spalletti ironico: «Alla Scala si può inciampare...»

Inter all'esame Viola per espugnare San Siro e far sorridere Icardi

I finali dell'Inter possono giocare brutti scherzi. Alle coronarie, ma anche ai nervi. Chiedere a Luciano Spalletti. Nell'adrenalinico recupero contro la Sampdoria, al gol di Brozovic, l'allenatore nerazzurro ha sfogato tutta la tensione di una gara complicata e di due gol annullati (giustamente) dal Var, contro il quarto uomo. Per il giudice sportivo in maniera «polemica» e «irriguardosa», per il diretto interessato non si sa: vietate domande sull'argomento anche se si lascia sfuggire un avvertimento, «si crea un precedente pericoloso», e un principio di difesa, «sugli episodi del Var non mi sono nemmeno girato perché non vedo quello che vedono loro, sul gol ho avuto questa reazione ma era importante...». Spalletti, se non dovesse essere accettato il ricorso d'urgenza del club nerazzurro che si discuterà questa mattina, stasera guarderà la sfida contro la Fiorentina dalla tribuna. Se così fosse, almeno sugli spalti, potrebbe gioire liberamente con e contro chi vuole. Alla faccia del divieto di esultanza. L'alternativa è, dopo due partite «da infarto», Borja Valero dixit, approcciare la gara nel migliore dei modi. Finora in campionato è successo solamente una volta, contro il Torino, ma il finale è stato da dimenticare. Come contro il Parma.

Perché a San Siro in campionato l'Inter non ha ancora vinto. Una volta si parlava di mal di trasferta. Oggi per i nerazzurri bisognerebbe parlare di allergia casalinga. L'ultima vittoria risale al 17 aprile, un poker al Cagliari. Poi la rimonta della Juventus, a proposito di finali choc, la beffa del Sassuolo che sarebbe potuta costare la Champions, e in questa stagione un punto in due partite. Centosessanta giorni di digiuno nonostante la carica dei duecentosessantacinquemila, un esercito per tre sconfitte e un pareggio. Sprecato, per usare un eufemismo. Può essere un paradosso: hai un popolo che ti spinge alle spalle e non riesci a sfruttarlo. Allargando il discorso a tutto il 2018, in serie A su undici partite ne ha vinte appena quattro.

Spalletti ammette che «giocando alla Scala del calcio ogni tanto uno inciampa. Ci può stare che crei pressione, di fronte a un pubblico simile non puoi sbagliare e quando succede ti fai prendere dal dispiacere e cadi anche la volta dopo, ma quello deve essere uno stimolo». Lo stadio sarà pieno anche stasera. L'Inter ci riprova, ma soprattutto cerca conferme. Il Tottenham è stata la scintilla della possibile svolta, la Sampdoria l'ha alimentata, ma solo la Fiorentina dirà se davvero per l'Inter è iniziata un'altra storia.

Da un tabù all'altro. Perché Icardi ancora a secco dopo cinque giornate di campionato sta diventando un tormentone. Soprattutto accompagnato anche dalla scarsa partecipazione alla manovra del capitano. Spalletti non la pensa così: «Sta toccando mediamente gli stessi palloni dell'anno scorso quando fece trenta gol. In questo caso sono io a dirgli di non rovinare questa media». Resta il fatto che gli altri bomber del campionato si sono già sbloccati tutti: da Ronaldo a Higuain, da Dzeko a Belotti e Immobile. In una settimana che si chiuderà con il Cagliari, sempre a San Siro, e il cda mentre dall'Inghilterra parlano di Thohir interessato all'Oxford: voci che accelererebbero la nomina a presidente di Steven Zhang. L'Inter può svoltare dentro e fuori dal campo. Una cosa per volta. Intanto ci sono tre punti da prendere con la Fiorentina. Ex permettendo. Perché dopo Dimarco, arriva un altro terzino sinistro, Biraghi, e Benassi.

Ma soprattutto in panchina c'è Stefano Pioli.

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