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Inter con la bestia dentro. Conte, anima e psicologo: "Se vogliamo, possiamo"

Dopo il Milan battuto di forza il tecnico rilancia per arrivare al derby d'Italia davanti alla Juve

Inter con la bestia dentro. Conte, anima e psicologo: "Se vogliamo, possiamo"

Mercoledì la Lazio e sabato la Sampdoria. L'obiettivo è semplice, centrarlo un po' meno, ma certo non impossibile: batterle entrambe per arrivare allo scontro diretto del 6 ottobre con (almeno) 2 punti di vantaggio sulla Juventus. Hai visto mai che - vincendo - l'Inter chiude la prima fase di campionato con 5 punti di vantaggio sui campioni d'Italia Pensieri, non sogni. Del resto, Antonio Conte dopo il derby dominato è stato chiaro: «Se vogliamo, possiamo» ispirato ad Obama, può diventare il mantra della stagione nerazzurra, nella speranza che funzioni meglio del We have a dream che vent'anni fa Moratti clonò dal sogno di Martin Luther King.

Un po' tecnico e un po' psicologo, Conte sta lavorando bene e col vento a favore. «Abbiamo margini di crescita, dobbiamo continuare a lavorare», il tecnico. «Siamo forti e ce ne dobbiamo convincere: a volte ci sottostimiamo e questo sarebbe l'errore più grande», lo psicologo. Conte condottiero prima che allenatore, Conte tifoso delle squadre che allena («e anche dopo che le ho allenate»; Juve compresa?), Conte feroce e insaziabile come vuole che sia la squadra e come si sta cominciando a vedere da una partita all'altra.

Lo scivolone di Champions è già dimenticato e un po' di inconfessabile fastidio semmai c'è per la sfida al Barcellona, posta da destino e bussolotti proprio 4 giorni prima della Juventus. La Champions League non è la priorità di Conte. Anzi: per lui sarebbe meglio se proprio non ci fosse, come nel primo anno juventino. Così invece il cammino è doppio e la necessità di evitare eurofiguracce gli distrae risorse importanti da quello che invece sente come un obiettivo possibile, lo scudetto.

Alla Juventus (2 vittorie e 2 pareggi) e al Chelsea (3 vittorie e 1 pareggio) era partito bene. Qui è partito benissimo e non ha nessun intenzione di fermarsi. I precedenti di Mancini (5 vittorie nelle prime 5 giornate nel 2015) e Spalletti (primo in classifica fino a metà dicembre 2017) non lo spaventano, ma fanno statistica. «Dobbiamo lavorare in allenamento e giocare le partite con ferocia»: la ricetta è semplice e gl'interpreti sembrano quelli giusti. «Non abbiamo giocatori che vincono le partite da soli, ma siamo un gruppo solido, anche se appena formato». Nessuno nomina Icardi, ma scordarselo dopo un simile inizio è molto più semplice.

Soprattutto se Lukaku brillerà con continuità. La prestazione del derby, solo discreta prima del gol, è stata illuminata dalla testata che ha scritto il verdetto sulla sfida. È possibile che quel gol renda il belga subito più forte, pur non cambiandone le caratteristiche (potenza e velocità massime, la tecnica resta approssimativa). Non è un caso che nemmeno mercoledì Lukaku (contro la Lazio in cui non giocherà suo fratello Jordan) entrerà nel turnover del tecnico: titolare inamovibile, con compagno da definire (giocherà anche Sanchez, ma non da titolare). Godin va dosato (magari salta Genova) e anche Sensi, che ha sempre giocato, deve tirare il fiato. Ieri invece hanno riposato tutti: Pinetina chiusa, ma non è stato un premio-derby.

Il riposo era stato già concesso alla vigilia.

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