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Inter, il futuro è pronto Conte ha portato Marotta Spalletti sempre più solo

Suning vuole da sempre l'ex ct: è la volta buona E l'ad sarebbe stato suggerito proprio dal tecnico

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Magari tra qualche mese si scoprirà che all'Inter l'uovo è nato prima della gallina. Sarà il giorno in cui si saprà che non è stato Beppe Marotta a portare Antonio Conte all'Inter, ma l'esatto contrario. E allora, Luciano Spalletti capirà che non è stata l'eliminazione dell'altra sera dalla Coppa Italia o quella di 2 mesi fa dalla Champions League o peggio ancora un campionato troppo lontano dalle ambizioni a segnare il suo destino nerazzurro. Dead man losing: i cinesi vogliono Conte in nerazzurro dal giorno in cui sono arrivati. A giugno (certamente non prima) lo avranno e c'è chi è convinto di sapere che sia stato proprio Conte (l'uovo) a suggerire a Zhang jr. - nei due incontri che avrebbero avuto personalmente in autunno - di rifondare squadra e società partendo dal geometra del ciclo vincente juventino (Marotta, la gallina).

Di certo Spalletti avverte che il vento è cambiato. La squadra non va bene, diciamo pure che va male (gennaio è stato disastroso), eppure la condanna di società e tifosi va oltre i numeri. È vero che l'Inter ha 3 punti in meno di un anno fa, ma lo è ancora di più che nonostante la sconfitta di Torino, il terzo posto (+6 sulla quinta in classifica) è assai più saldo di un anno fa. Si dirà: l'hanno eliminato dalla Coppa Italia. Vero. Come l'anno scorso, però: stesso turno, ma nel ben più doloroso derby deciso da Cutrone. Fuori dalla Champions (come da pronostico: il Tottenham è ben più forte dell'Inter), potrebbe puntare all'Europa League, ma certamente per farlo avrebbe bisogno del miglior Icardi. Già, perché se Spalletti amasse i numeri e si specchiasse nelle statistiche, capirebbe dove sta gran parte dei suoi guai attuali. Icardi non segna più: quando lo fa sono rigori (Udinese, Lazio) o non conta (Benevento). Eppure, gli si perdona tutto. Merito, molto, del recente passato e della bravura della moglie manager (perché negarlo?) capace in un'ospitata tv piuttosto che con una scollatura più osé del solito di spostare l'attenzione dalla realtà dei numeri alla fiction di famiglia. Il capitano ha segnato in campionato la metà dei gol rispetto allo scorso anno (9 vs 18) è all'asciutto da 5 partite e quasi 500 minuti (record personale negativo), contro la Lazio non ha fatto un tiro in porta nei 90 minuti regolamentari e l'unico nello specchio è stato il rigore allo scadere che è valso ai nerazzurri la beffa supplementare dei rigori.

Il caso Perisic non ha giovato all'Inter. Dopo la Lazio, Spalletti ha detto una cosa ovvia: «Era meglio se restava tra noi». Visto che lo spiffero è diventato notizia quando l'ha ufficializzato Marotta, logico immaginare che gliel'abbia anche detto a quattrocchi. La gestione del croato non sarà semplice da qui a maggio: un problema in più in una squadra dove ancora una volta i supposti rinforzi estivi stanno tradendo le milionarie aspettative. Non può essere un caso che ogni anno l'Inter compri un paio di terzini e alla fine il titolare sia sempre D'Ambrosio, così come non è un caso ma il suggello di un fallimento che siano stati Lautaro e Nainggolan ad aver firmato l'eliminazione dalla Coppa Italia.

Eppure pagherà Spalletti.

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