Sport

Inter, una notte per dimenticare. Mancini: "Ci sarà da combattere"

A Glasgow per cancellare il 1967. Il tecnico torna in Coppa dopo tante delusioni. L'allenatore del Celtic: "Abbiamo lo spirito degli anni 60. Vi faremo sputare l'anima"

Inter, una notte per dimenticare. Mancini: "Ci sarà da combattere"

nostro inviato a Glasgow

«Cosa c'è di meglio di una partita così?». Leit motiv come un ritornello per questo Mancini trasformato dal calcio britannico. E non ancora rintronato dal ritorno nel calcio italico. Glasgow si lascia carezzare da una coltre di nuvole, un vento che punge, un meraviglioso stadio che, illuminato nella notte, sembra davvero una cattedrale.

Stasera saranno in sessantamila, duemila interisti e gli altri tutti figli e cultori dei leoni di Lisbona, quelli che fecero “triplete” contro l'Inter e grazie all'Inter: quella storia datata 1967 che non sfugge mai ai ricordi, una squadra che sarebbe piaciuta ad Arrigo Sacchi, tutti ragazzi di Glasgow e dintorni. Nessuno più come loro nel calcio scozzese. Oggi il mondo è cambiato, il calcio pure, l'Inter di quel primo Moratti non lo è neppur più del secondo, davanti al Celtic Park campeggia una stella d'oro che ricorda il 1967. Accompagnata da una scritta che apre a mille pensieri, retropensieri, magari scaramanzie. «Ci incontriamo di nuovo».

Il cuore di Mario Corso, ospite degli scozzesi, ma arrivato con l'Inter, avrà avuto un sussulto e si sarà chiesto: «Cosa ne sanno questi ragazzi?». Appunto: nulla, ha certificato capitan Ranocchia. «In quel tempo quasi non era nato neppure mio papà, forse avrà avuto tre anni». Invece a Glasgow quei meravigliosi anni Sessanta te li sventolano davanti allo stadio, nelle chiacchiere, nelle parole di Ronny Deila, l'allenatore norvegese di 39 anni: «Abbiamo lo spirito degli anni ‘60. Vi faremo sputare l'anima».

Tocca all'Inter replicare. «Speriamo sia la nostra notte», ha abbozzato Mancini, in conferenza stampa, ritrovando quel calcio che ti fa girar la testa e a lui spesso ha girato le spalle. Ed altro avrà fatto girare. Il calcio dell'Europa di coppa. Mancio ci torna dopo aver sommato delusioni tra Manchester e Istanbul, col peso di una partita che chiuse anche la sua storia nerazzurra: altra squadra britannica, il Liverpool, altro leit motiv della storia interista. E Moratti sfruttò una dichiarazione scorata, per deciderne il licenziamento a fine stagione. Tanto aveva già concluso con Mourinho.

L'Inter si propone all'Europa league con la speranza di far strada. Passare il turno porterebbe un milione di euro nelle casse, che stanno per essere saccheggiate dalle penitenze imposte dall'Uefa per i suoi scadenti bilanci. Mancini propone all'Inter «la felicità di giocare una partita così, ma non siamo qui per fare felici i tifosi del Celtic». Calcio scozzese un po' diverso da quello di un tempo: più tecnico, sempre con tanto agonismo. Il Celtic non ha ancora sbagliato una partita nel 2015. «Ci sarà da combattere», ammette il tecnico. «Ma se vogliamo diventare più bravi, dobbiamo esaltarci nell'atmosfera dello stadio. Ed essere più scaltri, ricordate che si gioca in 180 minuti». Senza dimenticare che conta non prenderle. Per i gol torna Icardi: ha promesso di festeggiare gli anni lasciando il segno. Mancini ha regalato una carezza a Kovacic. «Ha grandi qualità, spero possa essere importante». Ranocchia ha garantito sulla ritrovata forza mentale. «Non do preoccupazioni a nessuno». Tranne all'Inter. Notte ideale per domare i leoni. Non il ricordo.

Quello è immortale e qui il calcio è un santuario.

Commenti