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Inter al posto del Napoli. Conte meglio di Mourinho. Ancelotti, futuro segnato

Le difficoltà esaltano i nerazzurri (nessuno rimpiange Nainggolan) e affossano gli azzurri

Inter al posto del Napoli. Conte meglio di Mourinho. Ancelotti, futuro segnato

C'era una volta il Napoli. Là dove adesso c'è l'Inter, per 4 anni c'è stata la squadra di Sarri prima e Ancelotti poi: la speranza di Conte è che stavolta il testa a testa con la (sua) Juventus finisca in modo differente dalle altre. A Napoli è il caos, il pareggio col Genoa ha aumentato le distanze tra tutto e tutti: tra il presidente e la squadra, tra i giocatori e tifosi, tra l'allenatore e il presidente. Il futuro di Ancelotti è segnato: ben che vada arriverà a fine stagione e così anche molti dei senatori che hanno contribuito a questo ciclo ricco più di premesse e complimenti che di trofei.

È così che nasce la suggestione Mertens all'Inter: subito, a gennaio, in cambio dei milioni (25) non dati alla Roma in estate per Dzeko. Suggestione, appunto. Improbabile che si realizzi: visto da Milano, un investimento oneroso e in controtendenza (Ciro Mertens compie 33 anni a maggio), visto da Napoli, una cessione che rinforzerebbe una concorrente diretta per la prossima Champions. Differente il discorso per giugno, ma allora c'è tempo e non è quello di cui ha bisogno e ha ripetutamente chiesto Conte in questi giorni.

Conte vuole un'Inter più forte subito, perché pensa di poter reggere la lunga corsa con la Juventus fino a primavera. Nessun rimpianto per Nainggolan: le scelte sono state fatte in estate e il Ninja è stato giudicato non adatto ai metodi militari che Conte (e Marotta) hanno importato alla Pinetina. Non tutti i tifosi la pensano così, ma non è loro la responsabilità dei risultati. Conte vuole Vidal, vuole un'alternativa a Lukaku (sul taccuino di Marotta c'è Giroud), vuole Darmian per poterlo alternare a D'Ambrosio e Candreva sulle fasce, là dove nelle ultime settimane ha scoperto di poter finalmente contare anche su Lazaro, oggetto misterioso per tre mesi, ma poco alla volta dimostratosi all'altezza della fiducia di Conte (non ancora dell'alto costo sborsato per lui in estate, 24 milioni). Insomma, Conte vuole vincere e le premesse ci sono tutte, anche statistiche. Nemmeno negli anni di Mancini (primo ciclo) e Mourinho, l'Inter aveva fatto 31 punti nelle prime 12 partite. Nel 2006-07 (campionato post Calciopoli) erano 30 (primo posto, +3 sul Palermo!) esattamente come 2 anni fa con Spalletti (quarto posto, a -2 dal Napoli).

La sosta arriva al momento giusto, anche se come sempre i ranghi di Appiano saranno spolpati dalle nazionali di mezzo mondo. Battendo il Verona in rimonta, Conte ha evitato di ripetere la doppia sconfitta nelle ultime 2 delle 7 partite che hanno composto il miniciclo appena concluso. Alla ripresa, ci saranno da giocare altre 7 partite prima di Natale: ancora 5 di campionato e le 2 restanti di Champions, quelle che decideranno il futuro europeo dell'Inter. Se è vero che è ancora possibile qualificarsi («bastano» 2 vittorie, senza dipendere dai risultati altrui) è altrettanto vero che perdendo a Praga l'Inter potrebbe addirittura stare fuori dall'Europa League.

Siamo proprio sicuri che sarebbe un male? Meglio non chiederlo a Conte, per evitargli di dire una bugia.

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