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Inter, sacrifici amari: Bonucci, Zaniolo e Gnonto

Via Leonardo fu Triplete. Nainggolan per Nicolò un caso. E Willy vuole tornare...

Inter, sacrifici amari: Bonucci, Zaniolo e Gnonto

Ad avercelo prima, il senno di poi, sarebbe tutto più facile. Ma l'errore esiste, capita, fa parte della vita e del gioco (del calcio). Solo che alcune professioni, come quella del dirigente del pallone, sono lautamente pagate proprio per vedere prima quel che gli altri che vedono poi. E sulla base di quello impostare strategie per il futuro. Ecco. Con la dovuta premessa per cui giudicare dopo è davvero facile, è molto probabile che qualcuno in uno stanzino segreto di casa Inter si stia flagellando la schiena. In tempi diversi e per motivi diversi, il neo capitano della Nazionale, il golden boy del calcio azzurro e il nuovo talento sulla bocca di tutti, sono cresciuti ad Appiano Gentile ma Bonucci, Zaniolo e Gnonto in un modo o nell'altro sono diventati grandi (o per il baby, potrebbero diventarlo) altrove.

Difesa, centrocampo e attacco fatti per anni, e invece ciao, addio, cambio di programmi. Dopo tante coccole, promesse e speranze, investimenti su altri e tanti saluti. Con tanti se e tanti ma, naturalmente, ma alla fine poco conta. Bonucci è stato sacrificato in un giro di scambi e prestiti che hanno di fatto portato l'Inter di Thiago Motta e Milito a conquistare il triplete. Quindi un sacrificio che alla fine ha dato i suoi frutti lasciando solo qualche rimpianto. Zaniolo invece di amaro in bocca all'Inter ne ha lasciato tanto. Stellina della primavera, già con prospettive di carriera da top, è stato lasciato andare alla Roma nell'operazione che ha portato Nainggolan a Milano. A conti fatti, un suicidio sportivo. Un giocatore che senza il doppio infortunio al ginocchio potrebbe già essere a livello dei migliori d'Europa, contro uno che sembrava poter fare la differenza e ha fatto flop.

Tutt'altro discorso per il volto nuovo della Nazionale di Mancini. Wilfried Willy Gnonto ha deciso in prima persona che l'Inter non faceva più per lui e sarebbe stato meglio andare a giocare con i grandi altrove, anche in un campionato minore come la Svizzera. Ok, esencolpe. Ma a sentire il babbo del ragazzino, che parla di un amore enorme per i colori nerazzurri e di un sogno di tornare a vestirli di nuovo, probabilmente qualcosa in più si sarebbe potuto fare per trattenerlo in qualche modo e magari puntare sul classico prestito per farsi le ossa che non passa mai di moda. Purtroppo, in molti casi.

Ok, con tutti gli alibi del caso, anche senza autoflagellarsi, qualcuno avrà fatto mea culpa. E magari imparato la lezione. Perché il senno di poi è comodissimo, ma prima non lo si può avere. Ma è anche vero che l'esperienza insegna e certi errori non si dovrebbero fare più. Vale per l'Inter e vale per tutti. Dal solito bla bla sui giovani, bisogna passare ai fatti.

E se sono bravi tenerseli stretti e farli giocare.

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