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Inzaghi: «Il terzo posto? Si deve migliorare tanto...»

Pippo rivela: «Mi sono arrabbiato con i miei per Genova» E difende Muntari («Non è un killer») e Torres («Resta qui»)

MilanelloInzaghi con l'elmetto è andato al fronte. Dichiarando guerra a mezzo mondo, verrebbe da aggiungere, a giudicare dal numero dei bersagli scelti, Gasperini compreso. La ferita di Marassi, col Genoa, sanguina ancora e per la prima volta Pippo ha mostrato il volto truce: «Martedì con la squadra mi sono arrabbiato» è la sua confessione pubblica di un processo celebrato a porte chiuse, già segnalato dalle parole del presidente («c'è qualcosa da registrare») e ripetute nella settimana in cui, per la prima volta, anche lui, il prescelto, si è sentito sospinto dalle critiche dei media sui carboni ardenti. «Può capitare di sbagliare gol fatti ma se non segni, senza mai subire granchè, devi almeno pareggiare. Non ci hanno preso a pallate, hanno avuto più fame di noi e fatto gol su calcio d'angolo»: la rilettura della sconfitta che brucia ancora dopo sette giorni è fatta apposta per polemizzare a distanza con il tecnico del Grifone (sue le parole: «li abbiamo presi a pallate») e per far sapere al gruppo che di questo passo il terzo posto può diventare un'utopia. Nonostante il diktat di Silvio Berlusconi, riletto come una sorta di incoraggiamento. «Se al secondo o terzo tentativo di salire in quella posizione, non ce la facciamo vuol dire che dobbiamo molto migliorare» è la conclusione di Pippo.

Pesano il ritardo in classifica, le censure alle scelte della panchina e in particolare quel difetto antico dei gol subiti da calcio piazzato su cui Pippo è intervenuto documentato. «Le cifre dicono questo: su 71 corner subiti, 5 gol presi, è nella media della serie A, solo la Juve non ne ha presi perché ha una difesa fisica. C'entra poco la marcatura a uomo cui forse apporteremo qualche ritocco», la difesa d'ufficio rispetto al primo processo allestito contro il tecnico, accolto e trattato con i guanti bianchi rispetto a qualche suo predecessore (Allegri e Seedorf tanto per fare un paio di cognomi).

A furia di voltarsi indietro, Inzaghi e il Milan corrono adesso il rischio di perdere di vista l'immediato futuro che passa attraverso le forche caudine di Napoli (stasera a San Siro) e Roma (sabato prossimo all'Olimpico), senza il blocco difensivo (i recuperi di Alex, Abate e De Sciglio rinviati al 2015), con il rischio di qualche squalifica imminente (De Jong, Mexes e Rami diffidati) e con Van Ginkel, utile per il centrocampo attuale, finito sulle stampelle. «Lo scontro con Muntari è stato duro ma non killer, altrimenti lo avrei messo fuori rosa» è la difesa d'ufficio del ghanese, ripetuta, in modo convinto, anche da Galliani: questa la spiegazione dell'ultimo caso che ha in parte rovinato il clima idilliaco procurato dalla visita del presidente e dall'intesa mostrata tra Galliani e Barbara. Anche l'altra spina nel fianco, Torres, è stata estratta senza particolari difficoltà. «Per noi resta, non ha mai chiesto di essere ceduto» l'assicurazione di Pippo, costretto a cambiare ancora formazione e apparso irritato dinanzi a tale rilievo.

Col Napoli verificheremo se il Milan, già pieno di difetti, è capace di reagire, di cancellare la pessima esibizione di una settimana prima e di ritrovare il gol facendo riposare El Shaarawy, avanzando Bonaventura e riconfermando fiducia a Honda.

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