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«Io alla Juve? Mai, mi piace litigare e strafogarmi»

«Che rimpianti col Real: a Madrid facevo il cretino... Per me contavano solo sesso, cibo e pallone»

Jacopo GranzottoAnche se fuori tempo massimo, pare abbia messo la testa a posto. Antonio Cassano negli ultimi mesi ha lavorato sodo per guadagnarsi un posto da titolare alla Sampdoria e possibilmente per farsi un giro in Francia a giugno. È da lui osare tanto. Ma guardandosi alle spalle e alla chance sprecata al Real Madrid, emerge rammarico. In una lunga intervista al quotidiano spagnolo As, il 33enne attaccante ricorda i trascorsi burrascosi con la camiseta blanca, le scorribande, le liti ma anche il piacere di giocare coi fenomeni. E l'ammissione di essere stato sesso-cibo dipendente. «Per me contavano solo sesso, cibo e pallone!». «Nel mio cuore ci sono Samp, Inter e Parma. Il resto l'ho dimenticato, anche il Real dove avrò giocato tre volte - sorride -. Ma è stata colpa mia, e poi allora c'erano i migliori di sempre: Ronaldo, Zidane, Raul». «Non potevo dire no al Real - prosegue -. Molta gente avrebbe pagato per giocare lì, ma in campo andava solo uno fra me e Robinho. Ho cominciato bene, segnando, ma quando vai a Madrid puoi fare due cose: stare con la famiglia, concentrato, o andare in giro a fare il cretino. E io ho fatto la seconda».Bello il ricordo che conserva di Zidane. «Non parlava mai, ma che carisma. Sarà un grande allenatore». Fuori dal campo Cassano aveva più successo di Beckham. «Il 100% delle ragazze voleva conoscere lui, ma non era possibile, era sposato. Io allora ero sesso-dipendente e avevo la possibilità, ero Cassano, un giocatore del Real. Avessi fatto un altro lavoro non mi avrebbe guardato nemmeno mia madre...». A Madrid non giocava «perchè avevo 10 chili di troppo». Già, il cibo, un'irrinunciabile vizio. «Quando mangio pane, pasta, dolci, prosciutto sono felice. Ovviamente se mangi così ogni giorno sei un pazzo. Ed io a 20 anni ero pazzo. Ora non posso farlo». Capitolo Totti. «Con lui ho litigato per mancanza di rispetto e lui per due anni non mi ha rivolto la parola». Alla Juve Cassano non è mai voluto andare perchè «sembrano soldati, io devo essere sovrappeso, mangiare, mandare a quel paese, l'ho fatto con quasi tutti gli allenatori». Era in campo nella finale di Euro 2012 persa con la Spagna: «Dopo 10 secondi abbiamo perso palla e se la sono passata per tre minuti, è lì che ho pensato siamo morti».

Scavezzacollo, ma di calcio ne capisce, eccome.

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