Sport

Italbici, sotto Nibali il nulla. E il Giro parla sempre straniero

Sei tappe e nessun successo azzurro: solo lo Squalo può dare una svolta alla corsa. L'ex ct Bettini: "Ma i giovani ci sono"

Italbici, sotto Nibali il nulla. E il Giro parla sempre straniero

Terme Luigiane - Dobbiamo prenderla così, senza farne un dramma. Sesta tappa e sesta vittoria forestiera, con cinque corridori diversi: per l'Italia del pedale ancora un nulla di fatto. Primo dei nostri il pur bravissimo Simone Andreetta, giovanotto veneto di Vittorio Veneto, che va in fuga tutto il giorno con altri quattro temerari e finisce la sua giornata in libera uscita raccogliendo un quarto posto.

Sono in molti a cominciare a domadarsi: Italia dove sei? Miglior piazzamento fin qui un secondo posto di Roberto Ferrari a Tortolì. Punto. Non è il caso di cadere nel catastrofismo spinto ma la situazione, al momento, è piuttosto chiara ed è sotto gli occhi di tutti. Facciamo fatica nelle volate, facciamo fatica ad entrare nelle fughe, facciamo maledettamente fatica a tradurre in vittoria il grande lavoro svolto durante la giornata, ora si spera che con l'inizio delle montagne qualcosa possa cambiare, anche se l'identikit del corridore universale è semplice quanto scontato: ha i lineamenti di Vincenzo Nibali. Non tanto un uomo solo al comando, ma molto più semplicemente un uomo solo, nel senso che abbiamo solo lui. «È in atto un cambio generazionale ci spiega Paolo Bettini, oro di Atene e due volte iridato -: bisogna avere pazienza. I giovani ci sono e li vedremo presto», assicura.

Ieri sesta tappa e seconda fuga che va al traguardo. La Reggio Calabria-Terme Luigiane si decide dopo cinque chilometri: vanno all'attacco Mads Pedersen e Jasper Stuyven della Trek Segafredo, Sylvain Dillier della Bmc, Lukas Postlberger (prima maglia rosa di questa edizione) della Bora Hansgrohe e Simone Andreetta della Bardiani. Il gruppo li lascia andare fino a nove minuti di vantaggio, e i cinque non saranno più ripresi.

La corsa si decide con un appassionante testa a testa fra Stuyven e Dillier, con lo svizzero della Bmc che riesce a sorprendere il più quotato belga e a conquistare la vittoria più bella della sua carriera, ritrovando un successo che gli mancava dall'agosto 2015.

Nessuna novità per quanto riguarda la classifica generale, con il lussemburghese Bob Jungels, il Matt Damon del ciclismo mondiale, che conserva la sua maglia rosa per il terzo giorno consecutivo.

Commenti