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La prima Italia del Mancio è orfana della Juventus

Tempo di esperimenti: con l'Arabia Saudita senza bianconeri. Non succedeva dal 2012

La prima Italia del Mancio è orfana della Juventus

Sarà una notte da prime volte: quella di Roberto Mancini sulla panchina dell'Italia, quella della sfida all'Arabia Saudita, 84° avversario della storia azzurra, quella allo stadio Kybunpark di San Gallo.

Singolare, ma tutto si deve a una serie di contingenze, che la Nazionale della rinascita - come l'ha definita il nuovo ct - muova i primi passi senza un giocatore della Juventus (la squadra da sette anni dominatrice del campionato italiano) titolare. L'addio di Barzagli, quello forse solo rimandato di Buffon e il ko di Chiellini hanno messo fuori gioco tre colonne della truppa azzurra, Marchisio e Bernardeschi hanno dovuto marcare visita, Rugani, De Sciglio e Caldara (che sarà bianconero da luglio), oltre al Mandragora che è in orbita juventina, restano in attesa del loro turno nel trittico di gare in otto giorni. Era dal 15 agosto 2012, ct Prandelli, avversario l'Inghilterra, che non si vedeva un'Italia senza giocatori della Signora (ma era una Nazionale sperimentale, con 8 debuttanti). Impensabile ai tempi di Bearzot, il ct di riferimento di Mancini, fedele al blocco Juve.

Stasera in terra elvetica, ma a due passi dal Liechtenstein dove l'Arabia Saudita sta preparando il Mondiale, Mancini farà i conti con la fine dello storico blocco Bbbc, il cui unico superstite Leonardo Bonucci, da un anno emigrato al Milan, sarà capitano in virtù del suo 78° gettone in azzurro (raggiunti Scirea e Nesta). La Juve sempre più proiettata verso una dimensione internazionale, potrebbe perdere via via la connotazione di fucina azzurra. Di fatto in difesa nascerà un nuovo nucleo, quello milanista, proprio nel momento in cui il club rossonero - che ha puntato molto sui giocatori italiani nell'ultima stagione - rischia però di finire fuori dall'Europa. Ma a parte Bonucci, Donnarumma e Romagnoli non sono ancora in vetta alle gerarchie del Mancio e dovranno sudarsi volta per volta la maglia da titolare. Senza dimenticare che il portiere è un caso spinoso del mercato che ha acceso i riflettori anche a Coverciano.

Il nuovo ct ha scelto per ora una linea soft: allenamenti in allegria, molto pallone e lui stesso che gioca e corre con i suoi ragazzi, dando continuamente input tattici. Era dai tempi di Trapattoni che non si vedeva un tecnico così coinvolto. Il modo migliore per approcciarsi a un gruppo che deve ricostruire dalla macerie di un Mondiale del quale sarà solo spettatore. «Per me sarà un'emozione diversa, unica, la più grande di tutte sia da calciatore che da allenatore - così il ct alla vigilia della sfida -. La cosa più importante è che i ragazzi giochino spensierati». E nell'inedita veste di sparring partner di una Nazionale solo 67ª nell'ultimo ranking Fifa (la più debole delle 32 di Russia), l'Italia fa prove di 4-3-3 - ma forse con Belotti e non Balotelli punta centrale 4 anni dopo il suo ritorno in azzurro («deciderò stamani, Mario vuole giocare davanti ai suoi amici di Nizza il 1° giugno contro la Francia...», dice Mancini) - in un tridente nel quale l'estro più che gli schemi, grazie all'inserimento di Politano e Insigne, devono cancellare quel fastidioso 0 nella casella dei gol segnati nell'Italia da una punta di professione (l'ultimo fu di Immobile 8 mesi e mezzo fa contro Israele).

Arabia Saudita, Francia e Olanda, tre gare amichevoli da non fallire per non sprofondare nel ranking e far iniziare la nuova avventura di Mancini in salita.

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