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Je suis européen

E poi dicono che i bacchettoni siamo noi italiani per via d'una retorica smunta, fatta di luoghi comuni: l'alimentazione equivale alla pizza, il calcio al catenaccio e il malaffare alla mafia. Fermo restando che ci vuole talento per cucinare una eccellente pizza e imbastire un bel catenaccio. Nel giorno dell'uscita dall'Europa, la Football Association non s'è preoccupata tanto delle conseguenze legate al referendum, vedi lo status degli extracomunitari, quanto della storia di Vardy. L'annuncio che l'attaccante, obbedendo al cuore più che ai quattrini, ha deciso di respingere le offerte dell'Arsenal e di prolungare il contratto con il Leicester per 4 stagioni, ha fatto infuriare i vertici della Federcalcio inglese. Lo racconta il Daily Mail secondo il quale le notizie di mercato non dovevano turbare la nazionale britannica a Europei in corso.

Eh già, come se fosse possibile secretare per altre due settimane la notizia di dove avrebbe giocato il goleador di Ranieri. Quando si dice l'ipocrisia. Infastidito anche Hodgson, che pure è uomo di mondo, come ci ha sempre raccontato Moratti. Al contrario il ct dovrebbe essere contento che il suo attaccante, più cliccato di Rooney su internet, ha la testa sgombra da ogni retropensiero. Brexit a parte, quello sì un tarlo, per capire cosa succederà sul piano economico e regolamentare. A niente è servito il comunicato del Leicester che ha avuto, fra l'altro, il merito di chiudere la chiassosa ridda di notizie sul futuro del suo gioiello: «Per non turbare la concentrazione del giocatore, impegnato con la nazionale, non ci saranno ulteriori commenti fino alla fine del torneo». La FA non ha gradito: «Eravamo d'accordo che di mercato non si sarebbe parlato per tutto l'Europeo». Facile a dirsi, difficile a farsi. Come vietare l'uso dei social ai calciatori. Persino Wenger, il coach dell'Arsenal, è intervenuto sulla vicenda augurando a Vardy buona fortuna.

Figuratevi, cari lettori, cosa sarebbe accaduto in Inghilterra se il ct avesse comunicato alla vigilia del torneo di lasciare la nazionale per allenare un club di un altro paese. Apriti cielo. Invece noi italiani, avvezzi a ogni sorpresa e capaci di adattarci a qualsiasi evento, abbiamo accolto con una semplice smorfia del viso la notizia che Conte si sarebbe trasferito sulla panchina del Chelsea. Ci siamo consolati con il pensiero che l'ex tecnico della Juventus avrebbe fatto l'impossibile per traghettare la Manica da vincente.

Non è trasformismo, ma sano realismo.

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