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Juve, accenni di Sarrismo. La vittoria arriva, la rivoluzione non ancora

Col tecnico malato, Martusciello guida in cravattaSi vede tanto Allegri. Convince Higuain con CR7

Juve, accenni di Sarrismo. La vittoria arriva, la rivoluzione non ancora

La Signora vince. La rivoluzione può aspettare. In campo e fuori. Perché con Maurizio Sarri costretto sul divano dalla polmonite, Giovanni Martusciello si siede sulla panchina della Juventus in camicia bianca e cravatta. Alla giacca rinuncia per l'insopportabile umidità che trasforma il catino del Tardini in una bagnarola. Altrimenti sarebbe in perfetto stile Massimiliano Allegri. Altro che Signora in tuta.

E Sarri che ha compreso all'istante dove sia arrivato, dove prima di tutto conta vincere, dribbla le insidie della prima: dalla sua guida a distanza a una trasferta sempre insidiosa per i bianconeri. E allora dentro dieci titolari della passata stagione, più Higuain. Alla lettura delle formazioni viene da dire che è la Juventus di Allegri. Poi il primo tempo racconterà che il sarrismo non è ancora di casa nella Signora, ma i germi della rivoluzione si intravedono. I bianconeri sotto gli occhi del presidente Andrea Agnelli convincono a metà: la ricerca del recupero palla è immediata e alta, Cristiano Ronaldo piazzato vicino a Higuain e Douglas Costa aggiunge velocità e fantasia. Per il resto tutti compatti attorno a Pjanic «che deve toccare centocinquanta palloni», Sarri dixit. E soprattutto diventa schermo fondamentale, con al fianco Khedira e Matuidi, che pure era dato nella lista dei partenti. Mediana che rimanda i colpi del mercato. Due azioni emblematiche del marchio di fabbrica di Sarri: Douglas Costa-Pjanic-Higuain-Cristiano Ronaldo, tutto di prima che il portoghese spreca; nella ripresa manovra in orizzontale che Higuain spreca.

Rispetto all'ultima Juve di Allegri la novità è proprio il Pipita, più manovratore che risolutore. Soprattutto lo è per CR7 che gioca con una punta al suo fianco. I due parlano la stessa lingua calcistica e il numero ventuno segna un punto a suo favore nelle consultazioni su chi deve formare il nuovo «governo» d'attacco nella Signora. Dybala resta a guardare, in attesa di notizie da Parigi, Mandzukic è fuori dal progetto. Ma non è l'attacco che Sarri deve ringraziare per i suoi primi tre punti bianconeri. Perché il gol decisivo lo segna Giorgio Chiellini, con un tocco di esterno destro (lui che lo usa solo per fare le scale) da attaccante di razza. Ci sarebbe anche il raddoppio di CR7, annullato dal Var perché lo spigolo della spalla del portoghese è in fuorigioco. Se parliamo di calcio, questo è gol, ma la tecnologia lo sta trasformando in un altro sport. Così il Parma resta in partita, nella ripresa prende coraggio ma non approfitta delle amnesie bianconere (De Sciglio e Khedira), questo sì retaggio della gestione allegriana, anche perché Gervinho sgasa raramente. La Juventus finisce col fiatone, ha poco dalla panchina (l'indolente Rabiot in particolare, l'unico a giocare dei nuovi) che lotterebbe per un posto Champions e forse più, anche perché Cristiano Ronaldo come l'anno scorso con il Chievo non segna alla prima, per demeriti propri (un paio di erroracci) e anche per meriti di Sepe. Aspettando la manifestazione del sarrismo, ma servirà tempo e la chiusura del mercato, è l'usato sicuro a far ripartire la Signora nel migliore dei modi. Sarri inizia con una vittoria teleguidata dal divano. La cura migliore per la polmonite.

E non solo.

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