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Con la Juve (per ora) al massimo pareggi

Imbattuta da diciotto gare. E contro Simeone un primo tempo alla Sarri

Con la Juve (per ora) al massimo pareggi

Torino Vincere è l'unica cosa che conta, dicono da sempre in casa Juventus. Archiviate diciotto partite - tredici di campionato e cinque di Champions - si può dire che il ritornello è stato mandato a memoria e applicato quasi alla lettera. Se qualcuno pensava che l'arrivo di Sarri avrebbe significato più spettacolo e meno risultati, può mettersi l'animo in pace. Quindici volte i bianconeri hanno finora portato a casa l'intera posta in palio, tre hanno pareggiato: contro l'Atletico Madrid all'andata, contro Fiorentina e Lecce in campionato. «Un pizzico di rammarico per non essere riusciti a fare percorso netto in Champions resta - ha spiegato Sarri martedì sera -. Però non possiamo lamentarci: finora il nostro percorso europeo è stato buono». Incontentabile, sostanzialmente. Sia dal punto di vista del risultato che del gioco espresso: «Qualificarsi agli ottavi con un turno di anticipo, avendo già vinto il girone, non è mai facile. La Champions è un torneo particolare, lo sappiamo tutti». Adesso, testa solo al campionato per un paio di mesi abbondanti, dal momento che la trasferta sul campo del Bayer Leverkusen sarà buona soltanto per le statistiche e per le casse societarie.

Comunque sia, vincere aiuta a vincere. E Sarri, per quanto arrivato al grande calcio più tardi rispetto ad altri colleghi, lo sa benissimo. «Io le partite vorrei tritarle tutte», ha spiegato recentemente. Aggredendole, prendendole per il collo e non mollandole più. Non sempre è possibile, ma l'intenzione sarebbe quella. E martedì, contro l'Atletico, la squadra ha disputato probabilmente il primo tempo più sarriano della stagione: divertendosi, giocando nello stretto, aumentando i ritmi a piacimento e schiacciando i colchoneros con un possesso palla superiore al 70%. Segnare solo su punizione, nel recupero, è parso quasi stonato tanta era stata la mole di gioco prodotta: proseguendo così, però, arriveranno anche gol in maggior numero. Fermo restando che da queste parti la spina rimane attaccata fino al novantesimo e oltre: da agosto a oggi sono state infatti otto le partite (sulle 18 totali) che la Signora ha deciso nell'ultimo quarto di gara. E in quattro occasioni il gol è arrivato addirittura negli ultimi dieci minuti, sfruttando alla perfezione anche il tempo di recupero: una qualità che, calcolatrice alla mano, ha fruttato 13 punti in campionato e 5 in Champions.

Insomma: è una Juve che spaventa. Nel senso buono del termine. Propositiva sempre, cattiva fino alla fine. E consapevole della propria forza, come testimoniato dalla ripresa di martedì: quasi sempre controllato.

Con la calma dei forti.

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