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Juve, quasi un match point Allegri: "Vale il campionato"

Signora a caccia dei tre punti in attesa di Milan-Roma È la sfida tra Higuain e Belotti, bomber da 100 milioni

Juve, quasi un match point Allegri: "Vale il campionato"

Torino C'era una volta una Juventus che soffriva i match di campionato dopo le fatiche di Champions. Sconfitta dall'Inter il 18 settembre (dopo lo 0-0 casalingo contro il Siviglia), dal Milan il 22 ottobre (dopo la vittoria a Lione), dal Genoa il 27 novembre (pochi giorni dopo essersi imposti sul prato dell'Andalusia). Una Juventus che ha poi ceduto anche a Firenze a metà gennaio, appena dopo avere battuto l'Atalanta in Coppa Italia. Ecco: da quel momento in avanti, la Signora ha cambiato marcia e al massimo ha pareggiato. Perso, mai. Nemmeno dopo avere ripreso il cammino in Champions. Stasera contro il Toro allo Stadium - dove in campionato i bianconeri vincono ininterrottamente da 33 partite chissà. «Loro saranno aggressivi, noi saremo all'altezza», la certezza di Allegri. «Per alcuni versi i granata ricordano sia l'Atalanta che il Monaco, trattandosi di squadre che amano giocare in verticale e con grande tecnica. Mihajlovic? Ottimo allenatore. Ma questo derby per noi vale lo scudetto».

Facendo finta che la Juve possa ancora perderlo, va comunque detto che potrebbe pure vincerlo domani sera: stando davanti al televisore per assistere a Milan-Roma. Siamo insomma all'epilogo di una cavalcata trionfale, con all'orizzonte la finale di Coppa Italia e probabilmente quella di Champions: «I venti giorni che ci aspettano vanno vissuti con grande entusiasmo e desiderio di arrivare in fondo. Certe cose non capitano tutti gli anni e, quando succede, bisogna assaporare ogni momento come se fosse l'ultimo. Pensare troppo a quello che potrebbe accadere può mandare fuori giri: a oggi, la sola certezza che abbiamo è la finale di Coppa Italia. Null'altro. Viviamo giorno per giorno: troppe previsioni portano a casotti vari». Letteralmente, sì. Il che non significa mettere la testa sotto la sabbia né vivere in clausura: «Quando e se ci sarà da festeggiare, lo faremo. Poi bisognerà spegnere l'interruttore e accendere di nuovo la luce quando servirà: è la forza di una grande squadra».

Cosa che la Juventus è, senza se e senza ma. Provando sempre a migliorarsi, «perché il picco massimo non si raggiunge mai. Stiamo comunque bene mentalmente e fisicamente. A Monaco abbiamo disputato un'ottima partita e ottenuto un bel risultato: al ritorno potremo però fare meglio dal punto di vista del gioco». Detto da allenatore di una squadra che ha fatto sgranare gli occhi a mezzo mondo per il modo in cui ha segnato la rete del vantaggio, non c'è male. Comunque sia, sotto con il Toro di Belotti, uno che «ha qualità straordinarie e che sarà per tanti anni il centravanti della nazionale. Vale cento milioni? Non lo so, non faccio il mercato. Di sicuro non potrebbe giocare al fianco di Higuain, nemmeno con la colla». A proposito del Pipita, si presenterà alla seconda stracittadina della Mole avendo segnato in carriera nove gol (due al Boca, cinque all'Atletico Madrid e due ai granata) in undici derby: la sfida indiretta con il Gallo' sarà uno dei temi del match. Per il resto, Buffon riposerà («gioca Neto») e sarà possibile qualche altro cambio «che però non pregiudicherà la nostra prestazione». Insomma: al di là delle dichiarazioni di facciata, è chiaro che l'appuntamento clou sarà quello di martedì contro il Monaco per spiccare poi il volo per Cardiff. Obiettivo tripletta, senza che questo eventualmente significhi fermarsi o cambiare aria: «Con la società ci incontreremo il prima possibile - ribadisce - ma non ci sono problemi. Non vedo perché dovremmo separarci. Un anno sabbatico in caso di triplete? No, non andrò sull'Himalaya. Né intendo stare fermo. A meno che nessuno mi voglia».

Ipotesi poco credibile.

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