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"Juve senza Champions: ci perdono tutti"

L'ex stella bianconera: "Gli Agnelli vendono? Sarebbe un peccato. Bonucci, il finale doveva essere diverso"

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Claudio Marchisio, 37 anni, è un cultore del «terzo tempo»: stesso titolo del suo libro autobiografico, fedele al comandamento «nel calcio e nella vita valgono le stesse regole». Etica sportiva elevata a valore esistenziale. È la filosofia di Marchisio, ieri centrocampista, oggi imprenditore e uomo di comunicazione. Da giocatore, tra club e nazionale, una carriera che parla da sola. Sabato scorso era a Milano per spiegare al pubblico della seconda edizione di Mypersonaltrainer l'importanza del benessere psicofisico. Poi le sfide, gli infortuni, la carica motivazionale. Con la parola «infortunio» dalle mille declinazione, come per la vecchia Signora colpita da acciacchi uno peggiore dell'altro: dal passato di Calciopoli al presente delle plusvalenze. Risultato: squalifica Uefa ed esclusione dalle coppe europee. Brutta realtà per un'icona bianconera che ha vinto sette scudetti consecutivi.

Il mito Juve orfano del grande calcio internazionale. È la prima volta dopo 11 anni ininterrotti di Champions. Perde più la Champions senza la Juve o la Juve senza la Champions?

«È una grave perdita per entrambe. Si davano prestigio a vicenda. Penso alla delusione dei tanti tifosi bianconeri nel mondo».

Difficile riprendersi da quel -10...

«La Juve ha reagito, mostrando doti di resilienza eccezionali. Ma non è bastato».

Lei, da opinionista tv, non ha risparmiato critiche ad Allegri.

«Stimo Max, ma mi sforzo di essere obiettivo. Nel bene e nel male le responsabilità vanno sempre suddivise tra allenatori, giocatori e club».

Come le sembra la «nuova» Juventus di inizio di campionato?

«I primi segnali sono positivi. C'è "fame" e soluzioni di gioco».

Il Giornale ha rivelato un possibile «allontanamento» della famiglia Agnelli dalla Juve.

«Sarebbe un peccato. La tradizione della Juve è legata a doppio filo agli Agnelli. Una storia trionfale».

Leonardo Bonucci ha rotto col club in maniera traumatica. Un brutto spettacolo.

«Doveva finire diversamente. Auguro a Leo di ritrovare in Germania la serenità che merita come calciatore e come uomo».

Anche lei ha avuto un'esperienza fuori dall'Italia.

«Allo Zenit San Pietroburgo ed è stata una parentesi entusiasmante».

Spalletti ha allenato lo stesso club russo dal 2009 al 2014. Ora è sulla panchina degli azzurri. L'uomo giusto al posto giusto?

«Sì. L'ultima partita della Nazionale ha dimostrato che Luciano sta facendo un ottimo lavoro. Diamogli il tempo necessario».

Al suo posto il presidente De Laurentiis ha scelto Rudi Garcia. Possibile uno scudetto bis?

«Con il tricolore cucito sulla maglia si parte favoriti».

Chi sarà l'anti Napoli?

«L'Inter di Simone Inzaghi. Molti, fino a ieri, dicevano che la squadra si fosse indebolita rispetto alla stagione scorsa.

Ma io ho sempre sostenuto il contrario».

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