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La Juve tra un'ossessione e il sogno del triplete "Dobbiamo solo vincere"

Il trofeo sfuggito troppe volte e l'ultimo atto di un anno trionfale. Allegri: «Saremo diabolici»

La Juve tra un'ossessione e il sogno del triplete "Dobbiamo solo vincere"

nostro inviato a Cardiff

Juventus, cogli l'attimo. E' il momento giusto, il posto giusto per alzare quella Champions League che troppo spesso è sfuggita. La storia passa da quel Real Madrid che la coppa Campioni invece la alza con naturalezza disarmante. La Signora e i campioni in carica. Sono gli opposti che si attraggono e quando succede si può cambiare anche la storia. Difesa contro attacco è la prima lettura del duello del Millennium Stadium di Cardiff dove i bianconeri potrebbero vincere la loro prima coppa del terzo millennio. «Dovremo essere diabolici nel colpire quando loro ci lasceranno un'occasione» attacca Massimiliano Allegri che non guarda alle cifre, al suo fortino battuto solo tre volte o a Cristiano Ronaldo e soci che segnano da oltre sessanta partite di fila. E l'allenatore dei campioni d'Italia non guarda nemmeno alla storia «perché la Juventus ha giocato quelle sei finali, non le ha perse». Eppure il passato potrebbe essere un alleato visto che l'ultimo trionfo a Roma arrivò prendendosi la rivincita con l'Ajax della finale '73. Ora ci sarebbe da vendicare Amsterdam '98 e il gol indigesto di Mijatovic.

Comunque il capolavoro dell'allenatore è aver dato una dimensione europea a una squadra che due anni fa a Berlino forse ci era arrivata a sorpresa all'ultimo atto. Invece la seconda finale in tre anni è la certificazione di stare a pieno titolo nella nobiltà europea. E la Signora si sente perfettamente a suo agio in uno stadio che già alla rifinitura ha il tetto chiuso ma tanto toglie solo la vista al solito grigio cielo britannico. La sicurezza prima di tutto in una città che è la terza miglior capitale europea in cui vivere, ma per tre giorni è blindata e anche per entrare al pub subisci una perquisizione in piena regola.

Una sorta di marcatura a uomo che stasera la BBC dovrà riservare ai tanti spauracchi per compiere l'ultimo passo verso il sogno. «E' la finale: non bisogna pensare, ma c'è da portare a casa la coppa», il monito di Allegri ai suoi, seguito dal tentativo di togliergli pressione: «Il Real è favorito perché è campione in carica». Ma il rispetto non sconfina mai nella paura, la Juventus è sul pezzo: «Affrontiamo questa finale con totale serenità. Tutte le vittorie che abbiamo fatto sono state un allenamento per essere qui», spiega Max confermando che squadra e società fin dal mercato, dall'estate scorsa hanno puntato forte sulla Champions. E l'allenatore bianconero non si nasconde: «Abbiamo la convinzione di portare a casa questa coppa con il rispetto e l'umiltà che hanno sempre caratterizzato la Juventus». Si chiama consapevolezza, la parola chiave che ha caratterizzato il cammino europeo.

E però è una finale da giocare possibilmente facendo gol. E qui la Signora dovrà giocare contro se stessa perché negli otto precedenti sono stati appena quattro i gol fatti, con un massimo di uno a finale, e dieci quelli subiti. Difficile che possa bastare a prescindere dalla scelta di Zidane tra Bale e Isco. Allegri chiede alla squadra «la giusta cattiveria, dovremo mettere in campo le cose che loro non hanno. E se le hanno, noi dovremo averne di più». Stavolta gli allenamenti gli fanno dire: «Faremo una grande prestazione, l'abbiamo preparata nel migliore di modi». E quindi la ricetta: «Più voglia, più convinzione, più sacrificio». E coccola le sue stelle: «Higuain? Non deve dismostrare nulla. Dybala sentirà la pressione? È cresciuto molto caratterialmente».

Ma lui mette tutta la squadra davanti al bivio: «Cardiff è un passaggio per tutti. Bisogna vincere».

L'unica cosa che conta alla Juve per mettere fine all'ossessione.

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