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Kobe fa 40, il fenomeno che ha cambiato il basket

Bryant festeggia il compleanno lontano dai riflettori. Ma ha accolto Lebron, suo «erede» ai Lakers

Kobe fa 40, il fenomeno che ha cambiato il basket

Solo 40, già 40. Gli anni di Kobe Bryant, che li compie oggi. Si è ritirato dopo i 60 punti segnati agli Utah Jazz, in una recita con copione fin troppo prevedibile, il 13 aprile 2016, e da quel momento il tempo ha come accelerato il suo corso, dando però vita a un fenomeno contraddittorio: comparso sulla scena mondiale 22 estati fa, quando venne scelto dai Charlotte Hornets e subito girato ai Los Angeles Lakers, sua unica squadra, Kobe sembra essere con noi da una vita, ma da una vita sembra anche uscito di scena, dato che nel frattempo la Nba ha cambiato volto proponendo per ben quattro volte consecutive la finale Golden State-Cleveland e relegando i Lakers in uno sgabuzzino di poche vittorie, molte sconfitte e una serie di personaggi non sempre all'altezza. Fino a qualche settimana fa, quando LeBron James ha deciso di trasferirsi proprio ai Lakers e Bryant lo ha accolto con un messaggio di benvenuto, da antico ma poco frequente avversario, perché i due non si sono mai incontrati nei playoff.

È il Kobe padre padrone, che detiene una specie di primato morale e guida spirituale su tutto quanto sia Lakers, o basket. I suoi record e i suoi numeri sono pazzeschi (1566 partite, 33.643 punti, cinque titoli Nba), ma la sua figura, la sua personalità spesso ieratica e impervia alle emozioni di compagni ed avversari, la sua serietà di professionista ossessionato e ossessivo pronto però a un sorriso largo e riconosciuto in tutto il mondo.

Il Bryant giocatore ad un certo punto poteva fare quello che voleva perché si era guadagnato tale facoltà, ma soprattutto cercava di fare quello che riteneva giusto, e tante volte i due aspetti si sono incrociati, producendo giornate memorabili. Poche storie: di Kobe hanno sempre colpito l'intelligenza, la capacità di entrare in altre vesti grazie alla pratica dell'italiano e dello spagnolo, l'amore verso il basket (e il calcio, ma è un altro discorso) che da ex giocatore ha poi espresso in lucidissime analisi e in una lettera appassionata che, tramutata in un cortometraggio animato (Dear Basketball), gli ha dato un Oscar pochi mesi fa. Già due vite, tutte di successo, in quattro decadi. Solo 40, già 40. Il tempo di sbattere le palpebre e ci arriverà anche LeBron, che è del 1984.

Meglio non pensarci.

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