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La Kostner salta nell’oro e nella storia del ghiaccio

Carolina Kostner conquista il mondiale con un "libero" perfetto. È il primo titolo iridato individuale del pattinaggio azzurro. GUARDA IL VIDEO

La Kostner salta nell’oro  e nella storia del ghiaccio

Dopo il salto numero undici, undicesima meraviglia faticosissi­ma ed eseguita ad arte, la prima a capire e a sorridere è lei. Scatta con la sequenza di passi liberan­dosi di ogni paura. Vincerà l'oro e lo sa. Il pubblico copre le note di Mozart con le mani che applaudo­no all'unisono. La notte di Caroli­na è una fiaba d'oro in riva al mare della Costa azzurra. Fuori in spiag­gia, onde liquide che profumano già d'estate, ghiaccio bollente den­tro il palais des Expositions e nel cuore di Caro. Carolina Kostner da ieri sera è la miglior pattinatri­ce al mondo. L'oro di Nizza arriva al suo decimo mondiale dopo due bronzi (nel 2005 e nel 2011) e un ar­gento (nel 2008) iridati. Ed è un oro storico per il pattinaggio italia­no che nel 2001 aveva visto il suc­cesso della Fusar Poli e di Marga­glio nella danza, ma che mai ave­va raccolto un titolo individuale.

Carolina, terza dopo lo short programme è stata perfetta anche nell'attesa: un gelato e un po’ di sartoria per alleggerire quella tuta di swarosky che si è disegnata e cu­ci­ta addosso così come i suoi eser­cizi perfetti. Osare, in lungo, con un costume che in questo 2012 le ha regalato forza, quasi come gli stivali dalle sette leghe. L'ha con­dotta al vertice al Gran Prix in Ca­nada e alla vittoria europea a fine gennaio a Sheffield, quarto titolo continentale della sua carriera. Prima della Kostner erano già sce­se le migliori: a spaventare tutte aveva provato la grinta di Ashley Wagner, cigno nero in rimonta fi­no al quarto posto.

Ma a precedere Carolina c'era Aliona Leonova. Da piratessa dei Caraibi, leader dello 'short pro­gramme', ad emozionata inter­prete di un requiem, la russa è me­daglia d'argento. Il pericolo però arrivava anche dalle retrovie: Mao Asada, quarta parziale e tena­c­e rivale dei balzi di gloria di Caro­lina, infrange il suo 'Sogno d'amo­re' oltre il podio. Kanako Muraka­mi, seconda dopo lo 'short', sce­glie il blu Cina e scollature troppo morbide per il suo fisico acerbo. Grinta da vendere, chiude quinta. Così quando alle dieci di sera scen­de in pista Carolina, il divario da colmare sulle note di Mozart è di 3 ,61 punti per agguantare la pozio­ne più alta e lei si va a prendere la sua vittoria finalmente da favori­ta. Carolina non scende infatti dal podio di gare internazionali da be­ne 14 competizioni. Ora però, a 25 anni Carolina è pronta per non continuare ad inseguire il prossi­mo sogno ed abdicare piuttosto con serenità, dal titolo e dalla pe­sante corona di principessa del ghiaccio. Perché lei, non essendo affatto di ghiaccio, ma plasmata semmai dal talento e dall'emozio­ne, ben sa quanto a logorare siano più le vigilie che gli allenamenti.

Baby prodigio delle Olimpiadi 2006, grande predestinata di Van­couver quattro anni dopo, i Gio­chi per lei si son fatti sempre trop­po duri e ' Caro' ha presto impara­to l'amarezza delle delusioni e la ferocia di stampa e Soloni. Ieri se­ra lo ha ripetuto in inglese e in fran­cese: «Torino per me è finita qui, li­berandomi di quell'esperienza e vincendo ora». Parole che valgo­no oro e un peso nel cuore portato per anni mentre ancora tutti si do­mandavano se lei fosse una pro­messa sopravvalutata o una cam­pionessa di emozione. Ora con la medaglia della vita al collo, Ko­stner ha capito che francamente non importa il colore perchè la tin­ta e il metallo più prezioso sono quelli della vittoria più bella che lei ha già conquistato. Riprender­si la vita, saper sognare oltre l'ice rink e pensare ad un futuro con la stessa intensità con cui si è trascor­sa la giovinezza programmano gli allenamenti a spasso per mezzo mondo. Kostner potrebbe decide­re di ritirarsi.

Per lei un futuro ancora sui patti­ni, fra galà e magari accanto ai bambini cui provare a trasmette­re la sua grazia. Ma soprattutto il suo futuro sarà in tribuna ai Gio­chi di Londra, da spettatrice e tifo­sa della sua dolce metà, quell'Alex Schwazer che da campione di marcia le ha insegnato il passo del­la vita.

Lei che sapeva solo scivola­re sul ghiaccio, lui che ha i piedi ben saldi sull'asfalto.

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