Guerra in Ucraina

L'"imboscata" di Mosca all'atleta ucraina

La Kharlan squalificata per non aver stretto la mano alla russa. Ma aveva l'ok

L'"imboscata" di Mosca all'atleta ucraina

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È stata una sporca storia di sport che, non a caso, ci ha riportato alla guerra fra Ucraina e Russia. Protagoniste due sciabolatrici: l'ucraina Olga Kharlan, una campionessa, fra l'altro fidanzata di Gigi Samele il nostro spadista, e la russa Anna Smirnova che campionessa non è, però ieri ha tenuto la scena da buona attrice allungando la presenza in pedana, seduta su una sedia, per circa un'ora, dopo essersi vista negato il saluto alla mano dall'avversaria come impone regolamento. Negarlo significa ricevere un cartellino nero di squalifica. La Kharlan ha presentato il saluto con l'arma, secondo regola ai tempi del covid. Appunto: ai tempi del covid. Idea non sua, ma della federazione internazionale alla quale si era rivolta per evidenti ragioni di attualità. Dice il retroscena che tutti erano stati avvertiti, anche l'arbitro: fra l'altro italiano. Peccato non ci fosse nulla di scritto: errore. Dice il pensiero maligno che i russi avevano fatto aggiornare il regolamento proprio alla vigilia del mondiale: chissà mai il caso.

Olga è salita in pedana convinta che valesse la parola del numero uno federale. In realtà la sua federazione aveva chiesto agli atleti di non affrontare i russi nei match individuali (i russi saranno assenti nelle gare a squadre). Idea accettata da tutti, non da lei. Giusto? Sbagliato? Fate voi. Alla resa dei conti più ingenua che furba. «L'esercito del mio Paese affronta il nemico e questa è la mia guerra» dirà, «per cui ho deciso di combattere... È tutto molto crudele, questa federazione sta uccidendo tutti, anche gli arbitri...». Anche se ora il ministro degli esteri ucraino le vien in aiuto sbraitando: «La Smirnova ha perso sul campo e giocato sporco come la Russia». C'era da pensare male, certo. La federazione internazionale, nonostante non sia più in mano all'ex presidente russo, Aliser Usmanov, ha ancora molti uomini all'interno e questa storia ha puzzo di tranello. Olga fino alla sera di mercoledì ha tenuto conversari con il ministro dello sport, che poi riferiva al presidente Zelenskyj per aver l'ok alla partecipazione, scartando l'idea del certificato medico per giustificare l'assenza. Racconterà Samele: «Voleva seguire l'istinto, l'ideale, il sogno. E sono felice che, alla mattina, possa sempre guardarsi allo specchio». In gara Olga ha vinto facile e la Smirnova è stata pronta a sfruttare il saluto non più convenzionale. Nonostante l'arbitro, avvertito del problema, abbia dato gara conclusa regolarmente. Anna, invece, non si è mossa finchè la federscherma non ha accettato il ricorso che non le avrebbe concesso la vittoria, ma solo rifilato la punizione alla Kharlan. E con quella il rischio di metter fuori gioco l'Ucraina dalla gara a squadre. La commissione riunita d'urgenza, per volere di un commissario russo, ha deciso per il cartellino nero e costretto l'arbitro a un dietrofront: sennò la squalifica sarebbe toccata a lui. «La cosa buffa» ha concluso il fidanzato Samele «è che hanno dato una punizione esemplare a Olga per dimostrare che i russi avevano ragione». La Kharlan poi ha fatto contro ricorso per evitare guai alla squadra. Brutta storia, con tanti colpevoli. Anzi tutti.

E, alla fine, ha proprio vinto la Russia: il tranello era pronto e tutti ci sono cascati.

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