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L'allarme di Mancini non è una novità: "Troppi stranieri in A"

"Molti italiani in panchina sono meglio di chi gioca". Ma i convocabili sono soltanto il 40%...

L'allarme di Mancini non è una novità: "Troppi stranieri in A"

nostro inviato a Coverciano

Un Mondiale vissuto, ahinoi, da spettatori. E un ranking diventato il peggiore della storia, con un 21° posto che mette gli azzurri dietro nazionali meno blasonate, anche del nostro continente. Per l'Italia è una sorta di anno zero e forse non è un caso che la nuova era con Mancini ct, che ha vissuto un prologo di amichevoli tra fine maggio e inizio giugno (una di queste con i futuri campioni del mondo della Francia), parta con una competizione inedita. La Nations League "battezza" le sfide da tre punti della truppa di Mancio. Che aggiunge alla rosa di giugno, Balotelli in testa («avrà perso 8-9 grammi...», scherza il ct), chi che non c'era per infortunio e qualche giovane, lanciando però subito un allarme. «Mai come in questo momento ci sono pochi italiani in campo, ecco che dobbiamo cercare di trovarli», l'appello ai naviganti del ct azzurro. Chiamato a far salpare la nave e darle una rotta già precisa nelle prime sfide da tre punti con Polonia (venerdì a Bologna) e Portogallo (lunedì 10 a Lisbona). Ma non è una questione tattica quanto di materiale umano. Già Conte, nel 2014, si lamentava della carenza di calciatori convocabili, il successore Ventura si era aggrappato agli stage anche se poi il risultato della sua Nazionale è stato deludente. «Ai club italiani serve il coraggio che hanno quelli di altre nazioni, dove i calciatori bravi giocano, senza farsi tanti problemi sull'età o se fanno qualche errore», l'analisi spietata di Mancini. L'Inter ha tagliato dalla lista Champions Gagliardini a favore di Vecino, tanto per fare un esempio, eppure l'ex atalantino era arrivato a Milano con grandi ambizioni.. «Non posso entrare nelle scelte dei club - ha sottolineato ancora il ct -, trovo comunque che alcuni italiani che stanno in panchina in serie A siano molto più bravi di certi stranieri che giocano».

E le cifre del campionato di serie A sono in questo senso impietose: se al termine della scorsa stagione, dopo 10 anni di crescita continua, la percentuale degli stranieri schierati era scesa del 2,5% (da 57,4 a 54,9), oggi il segnale in controtendenza è stato già cancellato. In soldoni, le prime tre giornate del massimo torneo di casa nostra evidenziano che tre calciatori su cinque non sarebbero convocabili da Mancini. Il ct si è già notato sulle tribune di molti stadi italiani, ma c'è poco da vedere se il minutaggio concesso agli "azzurrabili" è scarso o addirittura nullo. «Dopo le amichevoli di maggio e giugno, le cose erano andate meglio: quasi tutti i convocati giocavano, stavolta qualcuno ha trovato poco spazio in campionato. Ma mi auguro che essendo giocatori di qualità, ritroveranno il posto velocemente...».

Ecco che il ct, senza stage e con le solite date Uefa a disposizione (con più sfide di prestigio grazie alla neonata Champions per nazionali), prova ad aggirare l'ostacolo e ad allargare la lista dei convocati (31, diventati 30 con il rientro a casa di Pellegri) in queste prime gare ufficiali. E' il caso di Zaniolo, mister plusvalenza dell'estate (è entrato nell'affare che ha portato Nainggolan all'Inter) e vicecampione d'Europa con l'Under 19 insieme al già citato Pellegri. Nemmeno un minuto finora nella Roma anche se Di Francesco aveva bloccato la sua cessione, prima convocazione nell'azzurro dei grandi. «E' un giocatore di qualità e se a 19 anni uno è bravo, deve giocare - così Mancini -. Credo che lo richiameremo e non sarà l'unico a essere promosso». Largo ai giovani, dunque.

Detto da chi ora fa il ct, ma fu l'antesignano di una squadra di club tutta straniera: la sua Inter in campo in Champions League il 23 novembre 2005 contro l'Artmedia Bratislava.

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