Calcio

Lazio ko e muta contro l'arbitro. Tris della Roma "rasserenata"

Il Tevere che taglia in due la città. Da una parte la Lazio che piange (e si lamenta dell'arbitro), dall'altra la Roma che invece ride e si porta al sesto posto in solitaria

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Il Tevere che taglia in due la città. Da una parte la Lazio che piange (e si lamenta dell'arbitro), dall'altra la Roma che invece ride e si porta al sesto posto in solitaria, a -4 dall'accoppiata Atalanta e Bologna che si divide la quarta posizione. Con l'Italia attualmente prima nel ranking Uefa stagionale, inoltre, può bastare il quinto posto per qualificarsi alla prossima Champions League (basta il secondo posto nella classifica europea per aggiungere una squadra).

La Lazio si è fatta ribaltare in casa dal Bologna, subendo i gol di El Azzouzi e Zirkzee dopo essersi portata in vantaggio con Isaksen. I biancocelesti, che in settimana avevano battuto il Bayern in Champions, sono a -8 dal quarto posto, ma avendo lo scontro diretto a sfavore sia con l'Atalanta che con il Bologna, devono recuperare 9 punti a entrambe per scavalcarle. Missione quasi impossibile. Il club di Lotito, inoltre, a fine partita si è nascosto dietro al silenzio stampa, giustificandolo con alcune scelte considerate sbagliate dell'arbitro Maresca (la Lazio chiedeva un rosso a Fabbian sull'1-0), al quale si imputano alcuni errori anche nelle ultime gare che aveva diretto. Già nel pre-partita Sarri si era però lamentato affermando che la Lega avesse preparato un'imboscata alla sua squadra, costretta a giocare alle 12.30 dopo l'impegno europeo.

Se in casa Lazio ci sono tensioni, è stato bravissimo De Rossi a rasserenare l'ambiente di Trigoria. Con lui in panchina la Roma ha vinto quattro partite su cinque, imponendosi ieri con un netto 3-0 in casa del Frosinone pur lasciando a riposo Dybala e facendo giocare Lukaku solo per un tempo. Capolavoro di Huijsen per l'1-0, poi Azmoun e Paredes (su rigore). Tornato in campo anche Smalling (entrato all'82'), che non giocava dal primo settembre (Roma-Milan).

E così nella capitale è il Tevere a fare da confine: da una parte l'euforia della Roma, dall'altra le lamentele e i fallimenti (almeno in campionato) della Lazio.

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