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L'ennesima festa di Donna Allegra ventun scudetti da moglie e da madre

Dai trionfi di Umberto Agnelli, seguiti in modo discreto, a quelli del figlio Andrea, vissuti tifando dalla tribuna in prima fila

L'ennesima festa di Donna Allegra ventun scudetti da moglie e da madre

Ventuno scudetti in quarantaquattro anni. Nessuno come lei. Non dico della Juventus ma di donna Allegra Agnelli Caracciolo di Castagneto, vedova di Umberto Agnelli. Quarantaquattro anni di fede juventina, tradendo quel pezzo di sangue napoletano che suo padre Adolfo le aveva trasmesso ma poi innamorata non soltanto di Umberto Agnelli ma del suo gioco e giocattolo preferito, la squadra di football, appunto la Juventus.

Una passione forte, vissuta intensamente, prima all'ombra di altri personaggi e interpreti che si sono avvicendati alla guida del club, fermo restando il riferimento societario della famiglia e del consorte, scegliendo il golf al circolo dei Roveri, diventato, nel tempo, sotto la sua presidenza, uno dei migliori club d'Italia. La scomparsa di Umberto e Calciopoli la portarono lontana dalla Juventus, sulla quale volarono i nuovi falchi, la gestione Blanc-Cobolli Gigli e le voci maligne di una lotta interna in famiglia, aggiunsero gas tossici, fino al Duemiladieci, quando Andrea riportò il cognome e la tradizione a capo del club.

Il golf, e le trentasei buche de La Mandria, sono state, dunque, messe da parte per il football, donna Allegra occupa puntualmente la tribuna autorità, accompagnata dal professor Felicino De Bernardi, suo medico personale e illustre oncologo della fondazione di cui la stessa Allegra è presidente. La Juventus, dunque, un tifo energico, un rapporto passionale alimentato dal marito e proseguito da suo figlio Andrea che ha comportamenti diversi, totalmente distanti da quelle che erano certe uscite del padre e dello zio, più introverso e discreto, quasi assente, silenzioso e distante nei momenti più belli, l'ultimo scudetto ad esempio, mentre la madre, Allegra appunto, pur non consegnando interviste e memorie, riserva alla squadra bianconera i propri giorni migliori, ripensando a questi quarantaquattro anni, al Millenovecentosettantaquattro quando andò a nozze, segrete, con Umberto divorziato da Antonella Bechi Piaggio. Una storia lunga e feroce, per i dolori che l'hanno attraversata, segnando la famiglia più illustre.

Di temperamento rigoroso, Allegra non ha mai seguito il consorte Umberto nelle partite della Juventus, così come mai era accaduto con la cugina Marella nei confronti di Gianni Agnelli. Una vita in disparte ma con una passione, più forte per il calcio, questa sì differente da donna Marella, il tifo personale per Paolo Montero, l'uruguagio di garra, simbolo del carattere duro, forte della Juventus, come Pavel Nedved, una Juventus scomoda, antipatica ma di sostanza e non di facciata come nel periodo folkloristico di Montezemolo e del francese Jean Claude Blanc.

La Juventus dei sette scudetti consecutivi, la Juventus dei ventuno titoli tricolori di donna Allegra, vedova di Umberto, l'Agnelli dimenticato da chi non ha memoria.

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