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Leo, segna proprio lui Ammutolisce lo Stadium ma finisce sbeffeggiato

Esultanza vera dopo il gol tra gli amici Barzagli e Chiellini. Prima e dopo una pioggia di fischi

Leo, segna proprio lui Ammutolisce lo Stadium ma finisce sbeffeggiato

Torino Proprio lui. Leonardo Bonucci. L'uomo più atteso della serata. Il più fischiato, anche. Perché una volta i grandi ex si accoglievano con mazzi di fiori e magari striscioni di ringraziamento. Al giorno d'oggi no: traditore e basta. Insultato fin dall'annuncio delle formazioni, pizzicato ogni qualvolta toccava palla. Omaggiato da uno striscione piccolo piccolo, anche: «L'unico Leonardo che spostava gli equilibri era Da Vinci», con ovvio riferimento a quanto detto dallo stesso Bonucci in occasione del trasloco dalla Mole ai Navigli, sponda rossonera. E poi, appunto, fischi in quantità: dopo sedici secondi in occasione della prima palla toccata, più tanti altri momenti. Perché questa è la serata del numero 19, da qualunque lato la si voglia guardare: i tifosi che sono stati i suoi fino alla scorsa primavera lo stuzzicano sperando di innervosirlo inducendolo all'errore, quelli che lo sono diventati lo coccolano augurandosi che prima preservi la porta di Donnarumma e poi magari che si inventi una giocata dalle parti di Buffon.

Lui, intanto, non lascia intendere granché. Gioca con sicurezza e tocca mille palloni perché sì. Sbaglia anche un disimpegno, appena prima del quarto d'ora: Higuain gli porta via palla, ma non ne nasce un'azione pericolosa. Si offre ai centrocampisti, Bonucci: prende palla, la gioca a distanza ravvicinata e ogni tanto prova anche qualche lancio a più lunga gittata. Segna Dybala, intanto: la Joya che secondo alcuni spifferi proprio il difensore aveva punzecchiato nell'intervallo di Cardiff invitandolo a mettere il piedino magico in certi contrasti duri e rudi. La serata è però appena all'inizio, il Milan va sotto ma non dà l'impressione di poter crollare. Anzi: il Diavolo gioca e costruisce. Arriva dalle parti di Buffon con discreto agio, persino. Fino a quando, un paio di minuti prima della mezzora, Calhanoglu calcia un angolo dalla sinistra. Sul secondo palo, dove dovrebbero far guardia Barzagli e Chiellini. Chiamalo destino, se vuoi. Perché è proprio lì che va a infilarsi Bonucci, con il suo numero 19. In mezzo a quel che resta della gloriosa BBC: il colpo di testa è vincente, Buffon non c'è, lo Stadium ammutolisce. Improvvisamente. Un attimo di smarrimento lungo. Lunghissimo. Bonucci si rialza, esulta secondo il solito copione sciacquandosi la bocca e pare dirigersi verso la bandierina da cui era partito l'angolo. Invece no. Torna indietro, E corre, imprendibile. Fino a quando, scivolando, si inginocchia davanti allo spicchio dei tifosi del Milan: impazziti di gioia, ovvio. Uno a uno e palla al centro. Interrompendo, proprio lui, la striscia di imbattibilità della porta bianconera che durava da 959': altri sedici minuti e i bianconeri avrebbero battuto i se stessi del 2016, quando non avevano subito reti per 974'. Potrebbe bastare così, in effetti. Ma succede anche altro. Un tiro di Higuain potenzialmente pericoloso respinto proprio dal suo ex compagno di squadra, per esempio. O due tocchi con la mano dello stesso Bonucci dentro l'area di rigore, prima su cross del Pipita (ma si era trattato di un rimpallo al quale sarebbe stato impossibile sottrarsi) e poi su azione d'angolo in seguito a una spinta di Benatia.

Un primo tempo intensissimo, ecco. Cui segue una ripresa in cui la Juve si conferma marmorea. Segnando altre due volte, senza che Bonucci possa fare alcunché. Fino a essere nuovamente sbeffeggiato dai suoi ex tifosi, pronti a invitarlo a recarsi sotto la curva e a sciacquarsi nuovamente la bocca. Una serata pazzesca, insomma. Piena di tutto.

Con la Juve, al solito, ancora trionfatrice.

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