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L'impossibilità di essere top team. Ma meno male che c'è Juve-Roma

Agnelli e il male bianconero: "Ancora elevato il gap con i club europei". Pallotta e il bello dei giallorossi: "Ce la possiamo giocare con tutte"

L'impossibilità di essere top team. Ma meno male che c'è Juve-Roma

Juve-Roma sarà una delle due partite che contano in questo campionato. L'altra sarà Roma-Juve. Con buona pace dei romanisti, degli antijuventini e dei campioni di fumo negli occhi. Dobbiamo aggrapparci a quelle due, altrimenti sai la noia! E senza troppa puzza sotto il naso. I campioni ci sono, Totti e Pirlo (che potrebbe rientrare), Tevez e il magnifico Pjanic. I comprimari sono di rango: due squadre che, messe insieme, si mangiano tutto il resto del reame per valori tecnici, se non tattici. Ed anche per stipendi: De Rossi è il più pagato d'Italia, il monteingaggi di Agnelli supera quello di Pallotta. Gli allenatori sono pagati quasi alla pari. E il presidente bianconero ieri ha messo per lettera, agli azionisti, la sua soddisfazione sul tecnico: «È un vincente». Così tanto per capirsi, dopo una sconfitta e alla vigilia di un test chiave in serie A. Che poi Garcia sia stato la sua ruota di scorta nella scelta per la panca romanista, è altra storia: il preferito era il Max allora milanista. Poi il destino ha rimesso ordine, il francese si è rivalutato e la Roma ha ringraziato. Per ora l'idea della parità virtuale occhieggia dai primi dati della stagione: punti in campionato, vittorie, gol fatti e subiti. Nella bellezza del gioco Garcia sta già vincendo, Allegri punta più al sodo.

Poi c'è quel nuvolone europeo che fa tanto bianconeuro, ovvero l'impossibilità di essere top team in Champions: la Roma non ha saputo infilzare il Manchester City come avrebbero voluto le sue occasioni gol, e la Juve si è fatta infilare dopo 75 minuti di gioco, troppo palleggio e nessun tiro in porta. Nonostante i risultati, difficile dire chi abbia fatto peggio, viste le difese avversarie (quella del City non è gran cosa) e i presupposti del bel gioco della Roma.

Peccato che poi gli esploratori dell'ovvio racconteranno del mal di Champions della Juve (l'Atletico è l'ultimo finalista ed è campione di Spagna) o si crogioleranno sul “quanto sei grande Roma!”. Per la fortuna del campionato a ciascuno il suo: la grandezza da ufficializzare doc della Roma e la solidità della Juve da rivalutare in Champions.

Intanto largo ai fatti. Ieri Agnelli ha spiegato questa Juve bifronte. Solito ritornello sulle casse povere. «I fondamentali economici dei competitor internazionali ci mettono di fronte ad una realtà evidente: il gap con i migliori club europei rimane elevato e il divario va ridotto per permetterci di aspirare a risultati in linea con la nostra storia internazionale». Allegri ha spiegato tecnicamente via twitter: «Abbiamo provato a vincere, ma non siamo riusciti a limitare le caratteristiche dell'Atletico, difficilissimo da affrontare. Nel secondo tempo abbiamo commesso qualche errore tecnico. Ora nessuna paura, testa alla Roma». L'allenatore della Juve conosce questo mondo, che poi è il suo mondo, e avrà già sentito il ronzio del dubbio: è ancora mal di Champions? E se la replica ad Arrigo Sacchi è stata stizzita in difesa del suo lavoro. «Io e te vediamo sempre una partita diversa e intendiamo un calcio diverso». Non altrettanto chiaro lo stile di gioco: a Madrid era in campo una squadra senza fantasia e con qualche crepa perfino in difesa.

Certo, con l'occhio alla coppa diventa molto più esaltante la Roma: gestisce il centrocampo con gente che fa pari con gli juventini, in attacco sfrutta il Totti maitre a penser calcistico, incoronato perfino dagli inglesi, e quel Gervinho saetta divagante che farebbe comodo pure alla Juve: Allegri, con Evra e Lichtsteiner, perde la guerra della fasce. In difesa il duello avvantaggia la Signora, per questioni di esperienza e di classe a cominciare da Buffon che, nell'altra porta, vedrà un ragazzino (Skorupski ha 23 anni).

Tutto questo per l'esaltazione interpretata dal presidente Pallotta. «Ce la possiamo giocare con tutte le squadre al mondo». Quindi anche con la Juve che, l'anno scorso, ha vinto entrambi i confronti di campionato. «Dopo il gol subito a Manchester, abbiamo reagito con grande orgoglio e questo mi fa sperare il meglio». I ricordi delle ultime due trasferte a Torino non sono proprio beneauguranti: 4-1 nel 2012/13 e 3-0 lo scorso anno per la Juve.

Dunque meglio prendere pronostici e certezze con le pinze. Juve e Roma finora pari sono: non in tutto, ma quasi in tutto. Anche nel gioco del cerino della sfortuna. A Torino annunciano l'elongazione al gluteo destro di Morata, ovvero arrivederci Roma. Caceres è malandato, sono pronti al decollo Barzagli e Pirlo. Roma ha una lista lunga: da De Rossi a Astori e Castan fin al poderoso Strootman, uno di quelli che potrebbe, e poteva, fare la differenza con la Signora.

Ci sarà tempo.

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