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L'inferno del Diavolo

I tormenti di Pioli e del Milan, i tormenti di Gigio Donnarumma. Sembra la loro serata, scandita dal pienone di San Siro

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I tormenti di Pioli e del Milan, i tormenti di Gigio Donnarumma. Sembra la loro serata, scandita dal pienone di San Siro, dalla calda accoglienza all'ex portiere prodigio di Milanello oltre che dal rischio - classifica Champions alla mano - di uscire in anticipo dalla competizione europea. Per amore di sintesi è il classico bivio costruito dalla sfida di stasera col Psg e da quella successiva a Lecce, prima della sosta che può consentire allo stesso Gerry Cardinale (arrivato a Milano), di mettere mano al destino attuale del Milan e magari di dire una parola definitiva sulla collaborazione con Ibra. I tormenti di Pioli - ieri a colloquio con Moncada - provengono dai fischi di sabato notte e da quella oscena prova calcistica, senza né capo né coda. «I fischi sono stati meritati perché abbiamo fatto veramente male» è il riconoscimento di Pioli al pubblico, da sempre considerato l'alleato numero uno di questo gruppo di lavoro con il suo affetto oltre che col contributo notevole agli incassi del botteghino. «Non siamo quelli di sabato, dobbiamo tornare a giocare da Milan» è la promessa del tecnico che nell'occasione ritrova tre esponenti di primo piano (Theo Hernandez, Pulisic e Chukwueze) in grado di recuperare le energie smarrite e lo spartito calcistico delle settimane precedenti.

Di sicuro è indispensabile recuperare il miglior attacco visto che alla casella dei gol fatti in Champions compare un mortificante zero. E qui c'è il richiamo al solito noto di Milanello, considerato da qualche tempo un desaparecido: trattasi di Leao, naturalmente, definito ieri da Papin, l'ex Pallone d'oro del Milan, «non più il vero Leao». Ma ancora più prezioso può diventare il contributo della difesa alle prese col fenomeno Mbappè, con gli uomini contati (Kjaer, Kalulu e Pellegrino fuori) e con l'orgoglio ferito di Mike Maignan. «Non è il momento del rinnovo, ma tutti sanno che mi piace stare qui. Gigio è un top classe, Ibra un leader ma il passato è passato». E che segnala la fredda accoglienza dello spogliatoio rispetto al ritorno di Zlatan con altro ruolo. Ruolo del quale ha discusso lo svedese ieri per due ore durante l'incontro con Cardinale. L'ipotesi più accreditata: general manager.

Niente a che vedere, naturalmente, con i turbamenti di Gigio Donnarumma, atteso da settimane al varco dalla marea dei tifosi rossoneri che non gli hanno mai perdonato la fuga a parametro zero senza nemmeno uno straccio di saluto con tentativi patetici di ricucire lo strappo con ricostruzioni farlocche.

Oltre al gran numero di dollari fasulli da lanciare come volantini e i fischietti d'ordinanza, il vero tocco goliardico è rappresentato dalla creazione di una maglietta con il numero 71 stampato in evidenza, numero che - secondo la smorfia napoletana - rappresenta uomo senza valore (versione italianizzata).

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