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L'integrazione sprint: "Noi più veloci dei buu. Li lasciamo al pallone"

Verso i mondiali con Desolu e Folorunso simboli dell'atletica italiana che non conosce razzismo

L'integrazione sprint: "Noi più veloci dei buu. Li lasciamo al pallone"

Nell'epoca dei buu razzisti negli stadi nei confronti degli atleti di colore, c'è una squadra o forse sarebbe meglio dire una famiglia allargata - che è diventata un avamposto positivo di integrazione: la Nazionale italiana di atletica leggera.

Con i Mondiali di Doha alle porte (dal 27 settembre, dirette su RaiSport), hanno preso posizione sul tema razzismo, ma non solo, Eseosa Fausto Desalu (Fiamme Gialle) e Ayomide Folorunso (Fiamme Oro Padova), due elementi di spicco della folta spedizione azzurra di 66 atleti. Cresciuti entrambi in Italia da famiglie di origine nigeriana, sia Fausto che Ayo hanno già dato un saggio delle loro qualità. I numeri (e i tempi) stanno lì a dimostrarlo: Fausto da Casalmaggiore (Cremona) detiene il secondo tempo italiano di sempre nei 200 (2013, secondo solo al mitico 1972 di Mennea). Idem Ayomide da Fidenza nei 400 hs (5475, 2° crono all-time). Lei che faceva parte del quartetto total black che acciuffò l'oro ai Giochi del Mediterraneo nella 4x400 e che fece tanto clamore. Così come il famoso lancio dell'uovo all'azzurra del disco Daisy Osakue finita al centro di un caso (con polemiche annesse) di razzismo.

Non è finita qui. Non si placano i buu negli stadi di Serie A. Un caso che rimae aperto e fa discutere...

Desalu: «Il calcio non lo seguo e penso che se il calcio è così è perché danno tanta importanza per ogni cosa che accade. Si accende la tv e si parla solo di Messi, Ronaldo e gli altri. Bisogna dare più spazio agli altri sport, allora sì che ci sarebbero meno episodi del genere. Nell'atletica, per esempio, non troverete niente di tutto questo. Posso garantire che sia in Italia che all'estero non sono mai capitati episodi di razzismo nei miei confronti o nei confronti degli altri atleti. Anche per questo l'atletica è la regina degli sport».

Folorunso: «Quando sono arrivata ho voluto imparare presto l'italiano per poter fare amicizia. Lo sport è venuto dopo, alle superiori, prima c'è stato il gioco che mi ha aiutato a integrarmi. Personalmente non mi è mai capitato di ricevere insulti razzisti, ma ai miei amici e parenti sì. Io sono in polizia e sono fiera e onorata di rappresentare un'istituzione».

Manca pochissimo a Doha. È tutto pronto per lo start?

D: «A Doha voglio provare ad entrare in finale. Certo, a parte Bolt ci saranno velocisti del calibro di Coleman, Lyles, Guliyev, de Grasse, tutti in grado di correre, e di molto, sotto i 20. Ma io voglio dire la mia, perché posso dire la mia. Ora sta a me mettere testa e cuore».

F: «Dopo l'oro alle Universiadi l'obiettivo è fare il personale. Sono consapevole che al Mondiale è tutta un'altra cosa. Quando riesci a migliorare te stesso, è già un successo. L'atletica è uno sport dove la vittoria più grande è battere sé stessi più che gli avversari».

Quali prospettive in chiave staffetta?

D: «Il record italiano della 4x100 sfuggito ai Mondiali di Yokohama è soltanto rinviato a Doha. Ci crediamo».

F: «L'obiettivo della 4x400 è quello di entrare nella finale».

Sarà il primo Mondiale senza Bolt.

D: «Il mio primo mondiale coincide con l'assenza di Bolt. Che peccato».

F: «Dispiace...».

Quest'anno la preparazione è stata davvero lunga.

D: «Preparare una stagione fino ad ottobre non è stato facile, neppure per gli allenatori. Sarà il Mondiale delle sorprese».

F: «Sono d'accordo con Faustino».

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