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L'Inter fa festa per un pari ma la Champions resta lontana

Pioli già promosso da Moratti e Pellegrini: «Che carattere» Ma non ha perso il vizietto di De Boer: partire sempre sotto

L'Inter fa festa per un pari ma la Champions resta lontana

La scossa c'è stata. E non è solo il gol di Ivan Perisic all'ultimo minuto del derby. Una scarica di adrenalina per un pareggio strameritato festeggiato «come se l'Inter avesse vinto lo scudetto», la puntura di Vincenzo Montella. Se l'ala croata si conferma uomo dei gol pesanti, tutti decisivi contro Juventus, Bologna, Crotone e appunto Milan, le novità di Stefano Pioli hanno già lasciato il segno anche se non tutte hanno convinto.

A Gary Medel, che oggi farà gli accertamenti per l'infortunio al ginocchio destro, è bastata la prima mezz'ora da difensore centrale per far dire al nuovo allenatore «che non si tratta di un esperimento» ma che il cileno nella sua idea di Inter lo riproporrà sicuramente in difesa. Medel tiene alta la difesa, ha una lettura da centrocampista di alcune situazioni che è preziosa con la squadra sbilanciata, e in quel ruolo dà un'alternativa in più per far ripartire l'azione. Il derby ha anche detto che chiedere alle ali, a Candreva e a Perisic, di entrare dentro il campo e non rimanere larghi dà imprevedibilità alla manovra. Che poi i due siano stati anche gli autori dei gol per la doppia rimonta ai cugini è solo un valore aggiunto.

La mano di Pioli in dieci giorni si è vista così come evidente è stato il suo essere esploso al 2-2 di Perisic. Uno scatto, un'esultanza con corsa dentro il campo verso la curva. Il suo senso di appartenenza ha compattato l'ambiente con la benedizione di due ex presidenti. L'orgoglio di Massimo Moratti: «Ha trasmesso carattere e passione alla sua squadra». La fiducia di Ernesto Pellegrini: «Confidiamo che possa portare la squadra in alto, fino all'ultimo ho creduto al pareggio...». Entrambi d'accordo che sarebbe stato ingiusto perdere una partita a lungo dominata. È però rimasto il peccato originale di una squadra che va spesso in svantaggio e la condizione fisica ha mostrato miglioramenti non significativi, con gli ultimi venti minuti sulle gambe.

Ma il derby ha anche detto che Joao Mario trequartista si è limitato al compitino, «doveva entrare più in area» il richiamo di Pioli che in quella zona ha la coperta corta nonostante il recupero degli epurati di De Boer, Kondogbia e Brozovic. «Bisogna stare sul pezzo fino al 21 dicembre», ha detto Pioli, poi magari verrà in soccorso anche il mercato. Un nome su tutti Biglia. Invece Mauro Icardi è un capitolo a parte. Il Milan gli ha detto per l'ennesima volta male, un paio di errori vistosi, uno per tempo, e l'impressione di essere rimasto ai margini della partita. Per il capitano poco è cambiato da De Boer a Pioli, solo era e solo resta in area di rigore. Su questo il nuovo allenatore avrà molto da lavorare anche se esclude che sia questione di un attaccante in più, ma di atteggiamento. E poi «Per segnare serve qualità, rabbia e la comprensione che un gol cambia la vita».

«Non ho tempo di fare esperimenti, non siamo a luglio», ha detto nella notte del derby Pioli. Rispondeva a una domanda su Medel, ma è la situazione contingente che consente di generalizzare il concetto. Perché l'Inter è attesa da otto giorni decisivi: tre partite per la svolta. Giovedì in Israele siamo al si vince o si vince in casa dell'Hapoel Beer-Sheva se si vuole tenere aperta una porticina per i sedicesimi di Europa League. Ma soprattutto nel posticipo di campionato di lunedì prossimo a San Siro contro la Fiorentina non ci sono alternative ai tre punti per poi andare venerdì 2 dicembre a Napoli per risalire in corsa sul treno europeo. Per questo il derby è un'occasione persa perché in un colpo solo avrebbe permesso di riportarsi a sei punti dal secondo posto pur continuando ad avere davanti otto squadre.

L'Inter da qui a Natale deve fare un filotto di vittorie per poi gettare durante la pausa invernale le basi per una rimonta da Champions.

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