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L'Inter forte con i deboli e piccola con le grandi spiega i lamenti di Conte

Una sola vittoria e sofferta (contro la Lazio) con le prime 5. E al ritorno tutte in trasferta

L'Inter forte con i deboli e piccola con le grandi spiega i lamenti di Conte

L'Atalanta ha fermato l'Inter con pieno merito. Tra il rigore parato e il rigore non dato, Gasperini può recriminare certamente più di Conte. E infatti l'ha fatto. Il tecnico dell'Inter, una volta di più ha invece puntato l'indice sui limiti qualitativi della sua rosa: il solito modo per battere acquisti a casa Suning e distogliere l'attenzione dai deficit tecnici emersi durante la partita, evidenti anche dalla facile lettura delle sue due sostituzioni. Tolgo l'esausto Sensi e metto nonno Borja Valero, perché dimostro che non ho di meglio; tolgo il gigantesco Martinez e metto Politano, perché a quel punto ho addirittura paura di perdere.

A fine andata, pur ricordando come l'Inter non facesse tanti punti dal 2007-08, quando Mancini ne contava addirittura 49 (15 vittorie e 4 pareggi contro Udinese, Livorno, Palermo e Juventus), c'è da fare un'elementare considerazione oggettiva: implacabile e quasi perfetta contro le squadre di medio-basso profilo (solo la Fiorentina le ha strappato un punto), la squadra di Conte balbetta invece quando il livello degli avversari si alza. Guardiamo la classifica. L'Inter ha perso nettamente con la Juventus, pareggiato a fatica con Roma e Atalanta, battuto senza grande merito una Lazio all'epoca (fine settembre) non ancora ai livelli attuali. E ha pareggiato anche col Parma, altra squadra ai margini della zona europea. Invece ha sempre vinto e spesso maramaldeggiato contro gli avversari più deboli.

Nel ritorno, giusto saperlo, la Juventus, l'Atalanta, le 2 romane, lo stesso Parma, saranno affrontate tutte in trasferta e al di là delle 8 vittorie su 9 partite lontano da San Siro, non è detto che sia un vantaggio.

Premesso che 3 punti valgono 3 punti contro chiunque li si ottenga, ci sono vittorie che pesano di più. Conte ormai è esperto, navigato, conscio del valore della sua squadra e quando dice che il suo gruppo ha fin qui fatto miracoli, non esagera ma dice ciò che pensa. Per questo reclama rinforzi. Ritmo, cuore, determinazione, il calcio da battaglia che da sempre lo contraddistingue è importante, ma non basta. L'ha detto anche la Champions League, dove l'Inter ha perso 3 volte su 6, vincendo solo una volta (in casa col Dortmund) contro un avversario forte. Quando si alza l'asticella, serve altro.

Conte aggredisce le partite, l'ha fatto a Barcellona, a Dortmund, ma anche con l'Atalanta e un sacco di altre volte in stagione. Non è un caso se l'Inter è la squadra che segna di più nei primi tempi e Martinez il miglior bomber d'Europa nella prima mezz'ora. È una tattica, una scelta: stordire la partita e tramortire l'avversario. Sperando che basti, ma non sempre è così.

Eriksen servirebbe subito, meglio se con Vidal, ma anche Giroud non guasterebbe. E Young, per quanto anzianotto, a spanne è un po' meglio del più giovane Biraghi, ma anche di Candreva e D'Ambrosio. Insomma, se l'Inter vuole davvero provare a vincere lo scudetto, le richieste di Conte non sono campate in aria e nemmeno esagerate, per quanto la scorsa estate i cinesi si siano già impegnati per quasi 200 milioni.

Giusto per non avere rimpianti in primavera.

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