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L'Inter si sente pesante "per il derby che ci sfugge"

Dopo tre stracittadine senza vittoria, Inzaghi oggi nella semifinale cerca il successo per evitare altri contraccolpi

L'Inter si sente pesante "per il derby che ci sfugge"

Ha un bel dire Inzaghi come Pioli del resto che l'esito del derby non influirà sulla corsa scudetto. Chi può credergli? Siamo alla quarta sfida stagionale, a questo punto la più importante, perché vale un traguardo, un (mezzo) obiettivo. L'Inter finora non ha mai vinto e stasera rischia di perdere anche con un pareggio. «Sarebbe stato meglio adottare il regolamento europeo già da quest'anno, ma non è stato possibile», sottolinea il tecnico nerazzurro con malcelato fastidio. E anche se nel 2003 lui era giocatore e della Lazio, ricorda bene come due pareggi costarono all'Inter la finale di Champions poi vinta dal Milan sulla Juventus (nostalgia per un'epoca che non c'è più: 3 italiane in semifinale).

Pesa il ricordo, ma pesa di più il regolamento, come un macigno che aumenta la pressione sulle spalle dell'Inter. È anche derby psicologico, forse soprattutto. Pesa la partita del 5 febbraio, che sembrava già vinta e invece fu persa in 3 soli minuti. Pesa ciò che è venuto dopo, col filotto di non vittorie che hanno fatto sbandare il treno dello scudetto fin quasi a deragliare, anche se forse non tutti avevano capito che quella sconfitta era anche figlia della fatica e che da almeno 2 settimane l'Inter si salvava solo con la forza dei suoi giocatori e non più del suo gioco. A Torino il colpo di coda, e di fortuna, col Verona e lo Spezia la conferma che la squadra si è rialzata in tempo per lo sprint scudetto: guai a fermarsi, però, perché uscire contro il Milan (e per il Milan farlo contro l'Inter) sarebbe il peggiore degli choc, da contraccolpo garantito. Ecco perché il derby di stasera va oltre l'invito alla finale di Coppa. «Nei due derby di campionato avremmo potuto ottenere qualcosa in più, ma gli episodi non hanno girato a nostro favore, mentre all'andata di Coppa, la partita è stata bloccata, proprio perché c'era la questione del gol in trasferta», spiega Inzaghi, con rilettura in verità abbastanza di parte, ma prima di un derby ci sta. «Mi brucia non avere ancora battuto il Milan, speriamo di farlo nell'occasione più importante», ammette il tecnico.

Giocherà ovviamente l'Inter migliore, la Roma può aspettare. C'è ancora qualche timore per Bastoni, uscito a Spezia per crampi, mentre gli unici dubbi stanno in attacco. «Ho la fortuna di avere 5 giocatori molto forti e tutti in ottima forma e salute», spiega Inzaghi, inserendo nel gruppo anche il misterioso Caicedo (in 3 mesi solo 67 minuti, di cui 4 in campionato). I segnali della vigilia danno in campo i titolari Dzeko e Martinez, ma visti i recenti precedenti, non ci sarebbe da sorprendersi se poi Inzaghi lanciasse subito nella mischia Correa o Sanchez, che a Spezia tanto bene ha fatto in coppia col Toro (mentre la condizione di Dzeko sembra appannarsi da un impegno all'altro). Centrocampo senza punti interrogativi e con una certezza per il prossimo mercato. «In estate arriverà un vice Brozovic, ne abbiamo parlato con la società. Abbiamo tante ottime mezzali, che si sono sacrificate da play quando c'è stato bisogno, ma in un organico come il nostro serve un'alternativa in ogni ruolo».

E il mercato porta all'ultimo degli incroci, psicologici e non solo, tra i due pianeti del calcio milanese. In due anni, l'Inter ha dovuto cambiare registro e obiettivi, la crisi finanziaria in cui è stata coinvolta Suning, costringe Marotta a fare ogni giorno i conti del bravo amministratore, quello che deve vendere prima di comprare. Se davvero il Milan passerà agli arabi di Investcorp, saranno i tifosi rossoneri a sognare e probabilmente vedere arrivare grandi acquisti, come mai negli ultimi 10 anni.

Ma questa per il momento è appunto questione solo di tifosi.

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