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L'Inter va a memoria

Dimarco all'inizio e Sanchez alla fine: nerazzurri sul velluto. La difesa d'ufficio di Marotta per Acerbi, ma sul mercato...

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L'Inter torna a vincere dopo il ko di Madrid e l'inciampo col Napoli, riportando così l'elastico scudetto col Milan a 14 lunghezze (+20 sulla Juventus, nel frattempo), ma la stagione del tutto facile sembra essere finita. L'Empoli di Nicola, quarta sconfitta consecutiva e di nuovo nelle sabbie mobili della classifica, resta in partita fino a 10 minuti dalla fine, poi s'arrende com'è logico che sia. La 25ª vittoria in campionato di Inzaghi lascia intatte sia le speranze di migliorare il record di punti in Serie A (Juventus 2013 a quota 102) sia quella di festeggiare la conquista aritmetica della seconda stella nel derby del 22 aprile.

Apre Dimarco dopo appena 6 minuti, chiude Sanchez. Nel mezzo tanto scialo nerazzurro, compreso un palo di Alessandro Bastoni nel primo tempo e un'unica ma decisiva parata di Audero (su Marin) in campo al posto del convalescente Sommer. Thuram in sospetto fuorigioco prima del gol di Dimarco: un tempo, il guardalinee avrebbe sbandierato (se convinto); ora non più, perché nel calcio moderno si aspetta che l'azione finisca per capire cosa succede. Solo che in questo caso, nel frattempo l'azione è ricominciata, Dimarco ha fatto gol e il Var non poteva più intervenire. Così è, anche se non vi pare.

Lautaro (grande errore già dopo 4 minuti) a secco per la terza di fila in campionato, più una che non ha giocato (Bologna), più Madrid: per lui la beffa è che appena esce sconsolato scuotendo la testa, Sanchez (entrato al posto suo) segna a porta vuota su assist di Dumfries. Per il capitano si allontana non solo il record di Immobile e Higuain (36 gol), ma anche quello in nerazzurro di Angelillo (33). Molto sembra essersi fermato a quel pallone sparato nel cielo del Metropolitano.

Serata tranquilla per Acerbi, in campo come previsto dall'inizio e in marcatura quasi fissa su Niang, poco meno che un inutile fantasma. Per il difensore nerazzurro, le prime parole ufficiali le spende l'ad Beppe Marotta, nel prepartita. E sono ovviamente di difesa, anche se sembra una difesa molto d'ufficio. Un vero equilibrismo dialettico. «È una pagina amara da qualsiasi lato la si guardi. Abbiamo creduto ad Acerbi, alla sua verità, la verità oggettiva (è la sua o è la verità oggettiva? ndc). Non c'erano immagini. Siamo contro il razzismo e siamo al fianco di Juan Jesus da questo punto di vista. Non abbiamo avuto dubbi su quello che ci ha detto, per questo l'abbiamo affiancato con l'avvocato Cappellini e poi il giudice ha preso la sua decisione. Acerbi ha già avuto problematiche importanti di salute nella sua vita e credo non possa scherzare su questi argomenti (il rapporto tumore-razzismo sfugge ai più, ndc). È un uomo con la U maiuscola e saprà venire fuori da questa situazione».

Vedremo dal mercato estivo se la difesa che pare d'ufficio sarà vera difesa.

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