Brasile 2014

L'Italia dei due architetti per smontare i Tre Leoni

Prandelli ci prova: con Pirlo e Verratti per vincere la sfida a centrocampo

L'Italia dei due architetti per smontare i Tre Leoni

Nostro inviato a Manaus
Il campo di Manaus è penoso, urlano gli inglesi. Speriamo non lo dicano anche dell'Italia. Finalmente eccole, Italia e Inghilterra, nel calderone dell'Amazzonia: umidità all'80 per cento e zanzare pronte ai raid. Una volta Manaus era la Parigi dei Tropici, oggi è una sauna tra fiumi maleodoranti, il grigio del cemento e uno stadio nuovo, inutile e già tristemente noto per le morti che ha causato: cattedrale nell'inferno. Giocano due tra le nazionali più prestigiose d'Europa ed anche del mondo: almeno così dicono storia e tradizione, un po' meno i nomi delle formazioni. Italia - Inghilterra riporta alla sfida del calcio dei due poli: tecnica contro aggressività, tattica contro linearità, qualità contro potenza e prepotenza. Gli inglesi seguono due stelle comete: Gerrard e Rooney. L'Italia si affida a due architetti e a un bizzoso purosangue. Prandelli si è preso l'ultimo spavento con De Sciglio, squadra in eterno divenire che stasera, o stanotte vista dall'Italia, proverà a saldare spirito di gruppo e individualità. Il ct non la smette di fare l'ottimista, ieri ha visto il Brasile e preso appunti sugli arbitri, eppoi ha ricordato quel refrain che gli piace tanto: «Tutti devono essere risorse, dobbiamo essere squadra. Le individualità non bastano». Discorso elaborato e rielaborato ad uso e consumo di Cassano e Balotelli. «Se Mario lavora con intensità e convinzione, è tanta roba», ha detto quasi per rassicurare anche se stesso. L'Inghilterra forse non è meglio della nostra nazionale, ma rischia di non essere peggio. Chissà se avrà ragione Rooney con la sua profezia: «Ora siamo più forti di voi». Fortemente rinnovata e ringiovanita, contrappone il blocco Liverpool al nostro blocco Juve, crede ancora nel suo Wayne bocca da fuoco, ma intanto Roy Hodgson ha fatto di tutto per ricreare l'effetto Liverpool in attacco: Rooney come Suarez e Sturridge a far la sua parte che, quest'anno, gli ha portato 22 gol in Premier.

Inghilterra che rischia di far male di testa e Italia che sente spesso il mal di testa difensivo. Prandelli ha ridisegnato la retroguardia dopo la contrattura che ha fermato De Sciglio, magari pronto per la terza partita del girone. Ma il problema va al di là di una assenza. Lo hanno ammesso Chiellini e Barzagli. «C'è qualcosa da rivedere». Volevano giocare insieme al centro della difesa, ora i piani sono cambiati: dentro Paletta e Chiellini sulla sinistra. Magari un insperato colpo di fortuna: Chiello nel centro area crea più confusione e rifila troppi colpi proibiti. Comunque è stata provata anche un'alternativa di retroguardia, proprio con il bianconero al centro con Barzagli, Darmian dirottato a sinistra e Abate a fare la fascia destra.
Sarà l'Italia dei maestri qualità: un'idea per mettere in difficoltà gli inglesi a centrocampo. Il caldo umido impedirà un giocar palla in velocità, e allora sul terreno del palleggio l'Italia ci prova con i suoi piedi buoni: Pirlo e Verratti insieme, che fanno gioventù ed esperienza, presente immediato e futuro prossimo. «Verratti non concede riferimenti, dà qualità e continuità al gioco, deve migliorare nella profondità ma i numeri ci sono». Riassunto nell'identikit di un calciatore l'identikit della strategia ideata per sorprendere gli avversari. L'ultima Inghilterra non è stata proprio esaltante, ma l'Italia è stata peggio. Hogdson può essere un alleato, qualche svarione gli riesce sempre. Prandelli sta mettendo a dura prova perfino il credo dei suoi fedeli: un po' stravagante nelle scelte e valutazioni.

Partita tutta da decifrare nella gestione dell'attacco: azzurri appesi a Balotelli e potrebbe essere un deficit, inglesi meglio forniti con almeno due uomini pronti allo sparo. L'ultima volta è finita ai calci di rigore nel quarto di finale degli europei e la squadra di Prandelli ha pescato un trampolino per arrivare alla finale. Tutto cominciò nel 1933 davanti al Duce, poi ci furono i leoni di Higbury, il gol di Bettega che li sconfisse e ci portò al mondiale 1978 in Argentina, il gol che fece storia di Gianfranco Zola. Sono stati più successi che delusioni. Prandelli si affida all'orgoglio per continuare la tradizione: «Vogliamo onorare la maglia».

Peccato se fosse questa Italietta a tradire la storia.

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